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Modo probabilistico, principio di indifferenza o ragion insufficiente


Ciò che rappresenta spesso una buona ragione per giustificare alcune teorie e con esse anche i suoi termini teorici, è la varietà dei dati osservativi che avvalora quella data teoria. Per esempio la teoria della deriva dei continenti non è una teoria spiegata fino in fondo, ma l’ipotesi della deriva sembra abbastanza buona perché è stata confermata non solo da diversi dati osservativi, ma soprattutto dal fatto che questi dati sono vari, ossia competono a più ambiti diversi o cmq si diversificano di molto per caratteristiche. Inoltre la conferma inaspettata di una teoria è una delle conferme più forti che una teoria può ricevere. Se la mia ricerca va in un senso e poi mi porta a scoprire inaspettatamente che l’ipotesi che ho considerato descrive un pezzo di mondo che non stavo esaminando, sono in presenza di una scoperta straordinaria perché applicabile anche ad un campo per il quale non era stata pensata.
Oggi, dopo il percorso che i filosofi ci hanno proposto, sembra che il modo di procedere che la scienza considera più plausibile è quello probabilistico. Carnap (che appartiene al positivismo logico) negli anni 50 afferma: se io conosco l’ipotesi o teoria H e conosco il dato sperimentale e (evidenze), il valore della probabilità riesco a ricavarmelo logicamente. Questa era la sua idea iniziale; ma cammin facendo si accorse che la valutazione della probabilità (p) dipende da un parametro che devi scegliere soggettivamente e che non puoi ricavare logicamente, attraverso un procedimento puramente logico. Il tentativo logico di ottenere p si trasforma in un processo soggettivistico. Ma il problema che salta fuori da questa impostazione è legato al cosiddetto principio di indifferenza o ragion insufficiente: dal momento che il criterio di scelta tra una teoria e l’altra presuppone un criterio soggettivistico, non ho motivo di scegliere tra un’alternativa e l’altra perché tutte le alternative sono “equiprobabili” cioè hanno lo stesso peso.
La probabilità oscilla tra un calcolo quantitativo (ad esempio 30% contro 70%) o qualitativo (che si bassa sulla comparazione tra i vari dati ossia “una cosa è più probabile di un’altra).

Tratto da FILOSOFIA DELLA SCIENZA di Carlo Cilia
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