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La cultura del Modernismo

Con Modernismo i comparatisti indicano la rivoluzione culturale, artistica e letteraria del primo trentennio del XX secolo. Parte fondamentale di essa è l'autocoscienza critica dei protagonisti. Non a caso il manifesto e la rivista, dichiarazioni di intenti, sono tra le forme letterarie più praticate.
Il Modernismo include ogni movimento che abbia inteso riformare forme e stili della produzione letteraria. Esso è l'antitradizione per eccellenza. La sua espressione esemplare è l'avanguardia: Dada, Surrealismo, Futurismo. Le scoperte di Freud mutano l'idea di uomo, la personalità è ora  complessa: l'individuo non è dato a priori, ma risulta da una summa di stimoli e pulsioni interagenti.

La cultura del Modernismo si esprime in tutte le principali lingue d'Europa: inglese (Eliot, Pound americani, Woolf, inglese, Joyce e Yeats, irlandese), francese (Proust), italiano (Svevo). Notevole è che alcuni suoi interpreti siano figure geograficamente marginali come Svevo (Trieste) o Kafka (Praga). Tra le capitali del Modernismo troviamo, oltre a Parigi, New York e Londra anche Vienna e Oslo. Quella del Modernismo è una cultura cittadina, ma i suoi rappresentanti sono cosmopoliti.

La coscienza del Modernismo è catastrofica. L'artista e lo scrittore si sentono in una spaccatura abissale, separati dalle loro origini storiche. Immagini di decomposizione, di caos e di rovina si trovano ovunque nella narrativa, così anche la critica del capitalismo e della disumanizzazione; la protesta contro lo smarrimento dei significati e l'invadenza dell'assurdo. Questa coscienza dell'apocalisse distingue nettamente il Modernismo dal Rinascimento, accostati da alcuni critici.

Tratto da LETTERATURA COMPARATA di Domenico Valenza
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