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La dsiffusione della letteratura cristiana

Il contatto che Ilario ebbe in Oriente con gli scritti di Origene significò anche la sua adesione allo spiritualismo platonico che nella Roma cristiana ebbe un altro importante rappresentante in Mario Vittorino, platonista anche prima della conversione in quanto frequentatore di Plotino, Porfirio e altri platonisti pagani. Nel IV secolo in Italia il platonismo andava per la maggiore e lo stesso Ambrogio si era formato su Filone, Origene e Plotino.
Mario Vittorino ha avuto il grande merito di divulgare, traducendole in latino, le opere di Porfirio e Plotino, in un'epoca in cui il greco in Italia andava sempre più perdendosi. Ma dato che il contributo culturale delle lettere latine era ancora basso, erano molto più diffuse le traduzioni di grandi autori di lingua greca piuttosto che opere originali in lingua latina di scrittori coevi a Vittorino. Traduttori illustri furono Girolamo e Rufino.
L'attività letteraria si svolgeva in ambiti molto ristretti perchè, nonostante la diffusione crescente del cristianesimo, l'assetto sociale successivo alla grande crisi del III secolo aveva distrutto la classe media e ristretto il già esiguo livello di alfabetizzazione quasi solo agli ambienti più elevati socialmente. A questo però non fa seguito un calo della qualità retorica degli scritti, anzi, viene potenziata dalla ripresa classicista. Ilario aveva uno stile sostenuto e grave con un periodare molto complesso; Ambrogio un andamento ad ampie volute di tradizione ciceroniana. Tutti e due sono accomunati dalla ricerca dell'espressione curata e preziosa.
Fu proprio in questi ambienti di elevata condizione sociale che il monachesimo occidentale trovò la sua prima apprezzabile diffusione. Furono molti gli aristocratici che disgustati dal calo morale del mondo politico del V secolo cercarono rifugio nella meditazione monastica o all'ascesi nel proprio ambiente. Questo monachesimo non intendeva rinunciare ai benefici della cultura e perciò nutrì anche una fioritura letteraria: la Vita di Martino di Sulpicio Severo, gli scritti sulla verginità di Ambrogio, gli scritti di Pelagio.
Fiorisce il genere del trattato morale che trova in quest'epoca la sua realizzazione più compiuta con il De officiis ministrorum Dei di Ambrogio, adattamento in chiave cristiana dell'omonima opera di Cicerone. Il genere epistolare è anche diffusissimo, quello che meglio coniugava impegno pastorale e ambizione letteraria. Fu in questo genere, oltre che nella poesia, che trionfò Paolino di Nola (al secolo Ponzio Anicio Meropio Paolino), il più tipico esponente di una aristocrazia sinceramente cristiana che rinunciava alle ricchezze pur coltivando l'amore del bello scrivere e dell'intrattenimento epistolare fine a sé stesso, residuo di un mondo antico.

Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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