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La reazione dei cristiani alle persecuzioni

La reazione dei cristiani alle persecuzioni 



Aumentano la produzione di scritti apologetici che cercando di convincere i romani della loro assoluta lealtà. Risale a questo momento la famosa Apologia di Melitone, il vescovo di Sardi che in questo scritto sostiene la comunanza di destino della Chiesa e dell'Impero, provvidenziale quest'ultimo anche per la salvezza della Chiesa. Troviamo poi la famosa Supplica di Atenagora di Atene che desidera provare l'equilibrio e la lealtà dei cristiani. Atenagora mostra tutta la sua fiducia nella ragione impostando un dialogo moderato e posato che termina appoggiando l'idea della successione dinastica, che poi in effetti si avvererà con Commodo. Il terzo famoso scritto, anonimo, è A Diogneto, che pur contenendo una delle più forti affermazioni dell'estraneità dei cristiani nei confronti del mondo, appare contraddistinto da un atteggiamento di sostanziale lealtà di fronte all'impero: i cristiani partecipano a tutto come cittadini; obbediscono alle leggi stabilite; mantengono il mondo; Dio gli ha dato un posto così nobile che non è loro lecito sottrarvisi.
Fioriscono gli Gli Atti dei Martiri. Sono di due tipi: o in forma di verbali dei processi condotti contro i cristiani dai magistrati romani, come gli Atti di Giustino; o in forma di lettere inviate da una chiesa all'altra per raccontare le vicende drammatiche della persecuzione come il Martirio di Policarpo. Sono accomunati dall'idea del martirio senza paura, come un evento di salvezza, un dono di grazia, una liturgia sacra. I martiri con la loro idea di regno celeste, con le loro risposte ai magistrati che gli chiedevano nome, nazione e cittadinanza, liquidati con un laconico christianum sum, possiamo considerarli come un vero e proprio primo schieramento militare antimperiale che suscitava le preoccupazioni dell'imperatore.
Gli apologisti iniziano a confrontarsi con i pagani in discorsi anche letterariamente ambiziosi. Distinguiamo dunque l'apologetica greca di Aristide, Giustino, Taziano, Atenagora e Teofilo. Preparati neoplatonicamente e generalmente in campo filosofico.
Sono attenti agli aspetti culturali del confronto coi pagani anche se alcuni assunsero un atteggiamento di condanna e ripulsa della cultura greca, specialmente della filosofia e della retorica (Taziano e Teofilo) mentre altri vedevano punti di contatto, ad esempio nella dottrina del Logos (Giustino, Atenagora).
Aristide di Atene scrive alla fine dell'impero di Adriano e la sua Apologia non è opera di grande profondità. È una preziosa polemica contro la divinizzazione degli elementi e delle credenze politeistiche dei pagani, sostenendo che i cristiani possseggono una idea di Dio più razionale e una vita morale più elevata dei giudei e dei greco – romani.


Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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