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Luciano di Samosata

Luciano (Samosata 120 – 180 d.C.)
È il più importante esponente della seconda Sofistica.
Si accostò dall’esterno alla civiltà greca: si dedicò agli studi di retorica, dopo il fallito tentativo dei genitori di avviarlo alla statuaria di cui parla nell’opera autobiografica “Il sogno”, apprendendo con estrema padronanza la prosa attica e leggendo autori greci da Omero in poi.
Lui stesso ci informa del fatto che abbandonerà la sofistica a 40 anni: la retorica non era più una donna per bene e non aveva più il decoro che portava ai tempi di Demostene, il quale se la prese in sposa, ma ormai si conciava come una sgualdrina tutta trucco e belletto. Fu così che decise di smettere con quelle “chiassate” e di frequentare la filosofia.
Temi fondamentali delle sue opere sono: contrarietà ad ogni forma di dogmatismo, rifiuto di verità precostituite, avversione per gli eccessi dell’atticismo.

Il corpus lucianeo è composto da circa 80 opere, alcune probabilmente apocrife:
Melétai
Si tratta di esercizi retorici o declamazioni da ascrivere al periodo sofistico
Dialoghi
Risalgono al periodo post – sofistico di Luciano. Il dialogo rimarrà per sempre la sua forma letteraria più congeniale. Scrive 26 dialoghi degli dei, 15 dialoghi marini (in entrambe le raccolte i dati mitici vengono filtrati dalla straordinaria fantasia dell’autore), 15 dialoghi delle cortigiane (molto meno sarcastici), 30 dialoghi dei morti (argomenti principali sono la satira religiosa e la critica a tanti luoghi comuni).
Storie vere   
Nell’introduzione dell’opera Luciano afferma che essa è stata composta per far riposare la mente del lettore, ed ha l’intento di parodiare poeti, storici, filosofi e romanzieri che hanno parlato di cose mai viste spacciandole per verità.

Scrive anche un Simposio, diverse lettere, epigrammi, diatribe, romanzi e novelle.

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