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Caratteristiche della poesia neorealista

Il dopoguerra si inaugura con una forte ondata di poesia neorealista. Per riassumere il senso complessivo di questa esperienza, più che analizzare i singoli autori occorre concentrarsi sui caratteri stilistici generali del Neorealismo, a cominciare dal suo assillo ideologico principale: la polemica verso ogni ideale di autonomia dell'arte. Tipico della sua poesia è infatti il conferire un primato assoluto alla realtà, intesa come concreta dimensione esistenziale.

La necessità di affrontare temi pratici sfocia dunque nella ricerca di una versificazione diretta ed elementare. Come il cinema e la narrativa, anche la poesia del dopoguerra si concentra sulla rappresentazione della realtà quotidiana: eventi, cose e luoghi abitati dalle persone comuni. Mentre le liriche ermetiche si chiudevano in un universo privato di allusioni cifrate, le poesie neo-realiste portano la poesia verso ambiti quotidiani, pubblici, storicamente e socialmente connotati.

I poeti neorealisti si soffermano sugli strati bassi della società: i poveri, gli operai, i contadini, oltre ai partigiani, diventano protagonisti di una poesia popolare, democratica e antiborghese. Mettendo in versi la guerra, la Resistenza, la liberazione, i poeti si liberano della censura fascista.

Ma col Neorealismo non cambiano solo gli argomenti, cambia anche la posizione del soggetto lirico tradizionale. L'io neorealista è sempre meno un soggetto trascendentale e assoluto, sempre più un io biografico, empirico, segnato da un nome preciso e definito da una storia personale.

Sia in campo metrico che lessicale la direzione che la poesia neorealista, come la prosa, predilige è l'abbassamento di tono: si diffondono forme di linguaggio dimesso, il parlato si trasforma in linguaggio poetico, salvo frammenti di linguaggio aulico che danno una coloritura letteraria.

Dopo decenni di evasione, il Novecento pone i poeti di fronte al problema dell'utilità della lettera-tura, e alla possibilità di incidere sulla società. Nel giro di pochi anni, tale ipotesi tramonta, e i poeti tornano a occupare una posizione socialmente marginale, di nuovo privi di un mandato sociale.

Il lucano Rocco Scotellaro, autore di E' fatto giorno, rappresenta bene il doppio piano, politico e letterario, su cui si articola l'esperienza neorealista: egli è insieme poeta dal talento visionario e militante socialista impegnato. Al settore dialettale della poesia neorealista appartengono i versi d'esordio di Guerra. Il ricorso al vernacolo, lingua della comunicazione popolare, consente ai poeti di adottare una prospettiva dal basso che richiama l'ideale neorealista di una scrittura semplice.

Irriducibile a qualunque corrente ma vicina ai temi del Neorealismo, la poesia di Sandro Penna si afferma alla fine degli anni Cinquanta. Penna si avvicina alla poesia neorealista per la sua attenzione alla vita delle classi povere, la predilezione per contesti marginali. Gli oggetti poetici  sono in umili interni cittadini (osterie, officine), i suoi personaggi sono gli uomini del popolo.

Tuttavia, a differenza che nel Neorealismo, manca in Penna l'ipotesi e persino l'auspicio di un qualsiasi mutamento sociale. I testi di Penna, spesso composti da pochi versi memorabili, diventano il modello di giovani autori per sviluppare una poesia diretta e senza ricercate oscurità.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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