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La seconda edizione di Lavorare stanca

Ne Il mestiere di poeta, composto da Pavese nel novembre 1934 e unito in appendice alla seconda edizione (1943) di Lavorare Stanca, l'autore chiarisce le intenzioni. Quattro punti vanno sottolineati: la ricerca di un'aderenza all'oggetto e il rifiuto del soggettivismo; il desiderio di narrare in poesia senza accontentarsi di una ragione musicale; la costruzione di personaggi dal loro interno e ridurre così l'io; la versificazione lunga per una poesia narrativa e una logica dimostrativa.

Il metro adoperato in Lavorare stanca è in tal senso l'aspetto più originale dell'opera. Pavese inventa un verso lungo narrativo con tre o quattro accenti principali, formato per lo più da un decasillabo con l'aggiunta di uno o più o piedi. Tale metro (che ha solo l'apparenza del verso libero) dà l'impressione di un tono in qualche misura epico e accentua la tendenza antilirica dei testi.

All'interno di Lavorare Stanca, Una generazione, come altre liriche, descrive certi quartieri di Torino e la nuova generazione che vive negli anni duri del fascismo, fra scherzi giovanili e gli echi lontani delle fucilate che in città stroncano i moti operai. Pavese qui si sforza di non fare letteratura per rendere quel mondo nella sua cruda realtà, eppure caricandolo di significati e valori.

Dopo Lavorare stanca, Pavese compone ancora due gruppi di poesie: La terra e la morte (1945), Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (dal titolo postumo). In esse la tendenza ad accentuare l'aspetto lirico-simbolico già presente nelle ultime poesie di Lavorare stanca si manifesta appieno, con un ritorno a modi più tradizionali, legati all'espansione sentimentale del poeta.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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