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L'Apokolokyntosis di Seneca


L’opera più curiosa di Seneca è il Ludus de morte Claudii o Divi Claudii apotheosis per saturam meglio conosciuta come Apokolokyntosis. È un’opera appartenente al genere della satira menippea altalenante quindi tra prosa e versi di vario tipo e impastata di registri linguistici che vanno dal prosastico più volgare al solenne più alto.  Il nome unisce i termini apotheosis (divinizzazione) e kolokynthe (zucca) e suona come “divinizzazione di uno zuccone” cioè Claudio. È noto che tra il filosofo e l’imperatore non correva buon sangue e Seneca la scrisse nei primi anni di governo di Nerone per deridere la divinizzazione del suo predecessore.  La circolazione dell’opera naturalmente avvenne in forma clandestina e anonima, parallelamente all’elogio funebre ufficiale che lo stesso scrittore aveva composto e letto pubblicamente. Vi è descritto l’arrivo di Claudio in cielo, le difficoltà che sorgono nell’identificarlo a causa della sua balbuzie e la proposta dell’imperatore Augusto (evidentemente Ottaviano era considerato un dio a tutti gli effetti) di trasferirlo negli Inferi a causa dei suoi svariati assassinii. Agli Inferi viene portato in giudizio di fronte a Eaco (nonno di Achille e giudice dei morti assieme a Radamanto e Minosse) che ispirandosi allo stesso metodo con cui Claudio giudicava i colpevoli ascolta l’accusa e pronuncia la sue sentenza senza ascoltare minimamente la difesa. Diventa così schiavo di uno dei suoi liberti. È evidente che Claudio viene rappresentato per contrasto con Nerone: in questi primi anni sembrava che il giovane imperatore fosse veramente il princeps ideale al contrario del padre adottivo.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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