Le heroides di Ovidio

Questa raccolte di poesie in distici, che originariamente si intitolava Heroidum epistulae, sono alcune lettere divise in due serie. Assieme alle Metamorfosi rappresentano l’altro grande filone della poesia ovidiana: il mito.  La prima serie di lettere (1 – 15) sono scritte da donne famose, soprattutto eroine greche, e indirizzate ai propri mariti o ai propri amanti: ricordiamo Penelope a Odisseo, Briseide e Achille, Fedra e Ippolito, Didone e Enea, Deianira e Ercole, Arianna e Teseo, Medea e Giasone, Saffo e Faone. La seconda serie (16 – 21) è costituita da lettere di giovani innamorati con le rispettive risposte delle donne.  L’opera è parecchio originale e vede la compenetrazione del mito con l’elegia. Il materiale letterario è tratto dal mito e dall’epica mentre gli strumenti e il repertorio formale è tratto dalla poesia elegiaca. In pratica il materiale letterario del mito e dell’epica passa attraverso il filtro dell’elegia con il risultato che i protagonisti dell’epica si ritrovano a esprimersi ed agire con i canoni riduttivi e convenzionali dell’elegia latina, stravolgendo i loro comportamenti tradizionali. Didone ad esempio cerca di convincere Enea a non partire accusando la nascita di un figlio( cosa che nell’Eneide è fortemente scoraggiata); l’Ercole della nona epistola non è il personaggio violento e rozzo delle Trachinie di Sofocle. Ovidio, utilizzando personaggi non nati per l’elegia inaugura una nuova poesia che non ha tutto del vecchio e non ha tutto del nuovo. I componimenti però risultano schematici e fissi, vincolati dalla forma epistolare, che si esprimeva tramite un repertorio formulare rigoroso. Le Heroides sono un esempio di poesia del lamento: le donne soffrono per cause diverse (abbandoni, maltrattamenti, inganni, passioni proibite e deluse). Questa raccolta di poesia riporta l’elegia alla sua antica funzione di poesia del lamento (basti pensare ai frequenti termini chiave presenti nei testi).