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Ludovico Ariosto (1474-1533)

Vita:


1474 Ludovico Ariosto nacque a Reggio Emilia
Nel 1484, la nomina del padre Nicolò a tesoriere delle truppe determinò il trasferimento a Ferrara. Qui Ludovico portò a conclusione i poco amati studi di diritto, ottenendo dal padre il consenso per potersi dedicare a quelli letterari.
Già nel 1498 fu probabilmente accolto fra gli stipendiati di corte: si trovò dunque funzionario degli Estensi, come per lunghi decenni lo erano stati i suoi avi.
Nel 1503 entra alle dipendenze del cardinale Ippolito d’Este, fratello del duca Alfonso.
Nel 1517 Ariosto si rifiuta di seguire il cardinale in Ungheria e viene assunto fra gli stipendiati del duca Alfonso, che lo esenta da incarichi gravosi lasciandogli agio di coltivare i suoi studi prediletti.
Malato da anni, morì nella sua casa di Ferrara il 6 luglio del 1533.


Opere:


Le Commedie


La prima fase dell’attività di Ariosto si orienta sui due impegni paralleli del teatro e della lirica latina. L’attività teatrale seguì soprattutto la scelta per la commedia. I temi maggiormente presenti nei primi testi (La Cassaria e I Suppositi) sono quelli prevalenti nella commedia classica, mentre le commedie successive, quelle composte in endecasillabi sdruccioli (Il Negromante e La Lena) si avvicinano a trame di tipo novellistico e presentano riferimenti diretti ed espliciti alla realtà ferrarese contemporanea.


Le Rime


Alla poesia volgare Ariosto iniziò a dedicarsi con costanza in età matura e per circa un trentennio di attività (1493- 1525). Le Rime volgari non vennero mai pubblicate dall’Ariosto e la loro prima edizione apparve postuma.


Le Satire


La stesura delle sette satire in terzine era stata avviata nel settembre del 1517 e si protrarrà fino alla primavera del 1524, tuttavia esse saranno date alle stampe soltanto postume.
Il titolo rinvia al modello costituito dalle Satyrae di Orazio: conservano lo stile colloquiale delle satire oraziane e il gusto mordace della descrizione e inoltre si presentano come verosimili “lettere”, con un preciso destinatario.


L’Orlando Furioso


Genere: romanzo cavalleresco
Struttura: 46 canti strutturati in ottave. Più che da una narrazione unitaria, l’Orlando Furioso è costituito da una struttura policentrica formata da varie storie intrecciate fra loro (“entrelacement”).
Temi: venne concepito come una continuazione delle vicende narrate da Boiardo nell’Orlando Innamorato. Alla trama dell’Orlando Innamorato Ariosto si riallaccia sin dal primo canto dell’Orlando Furioso accettando inoltre la fusione tra i due grandi cicli narrativi medievali, quello eroico “carolingio” e quello sentimentale psicologico “bretone”. In particolare si posso individuare almeno tre filoni principali:
1.    l’azione epica: funge da cornice ed è rappresentata dalla guerra tra i cristiani, guidati da Carlo Magno, e i mori, guidati da Agramante e Marsilio. L’esercito cristiano si trova in difficoltà anche perché alcuni valenti cavalieri hanno abbandonato il campo per seguire la bellissima Angelica, figlia del re del Catai. Se dunque  i mori riusciranno inizialmente a porre d’assedio Parigi, in seguito verranno sconfitti e costretti alla ritirata soprattutto grazie all’intervento di Orlando.
2.    l’azione sentimentale: ruota attorno alla figura di Orlando, il più valoroso dei paladini. Tormentato dall’amore per Angelica, abbandona Parigi stretta d’assedio per mettersi alla sua ricerca. Capiterà nella selva che è stata teatro degli amori di Angelica e del giovane saraceno Medoro e, visti i loro nomi intrecciati incisi sulla corteccia degli alberi, impazzirà seminando distruzione intorno a sé. Il paladino Astolfo, con l’aiuto di un cavallo alato, si recherà sulla luna a riprendere il senno di Orlando facendolo così rinsavire.
3.    l’azione romanzesca e celebrativa: è imperniata sulle figure del saraceno Ruggiero e della valorosa guerriera cristiana Bradamante, che ne otterrà la conversione al cattolicesimo; dalle loro nozze avrà origine la dinastia estense (l’Orlando Furioso venne dedicato al cardinale Ippolito).

Elaborazione:
•    1516- prima edizione
•    1521- seconda edizione
L’uscita, nel 1525, delle Prose della volgar lingua dell’amico Bembo indusse Ariosto a rimetter mano a un faticoso lavoro di rielaborazione, volto soprattutto a uniformare la veste linguistica del poema, caratterizzata all’inizio da vistosi elementi regionali, al toscano letterario rigidamente canonizzato da Bembo.
•    1532- terza e definitiva edizione, con 46 canti in luogo dei 40 primitivi, aggiunte che hanno lo scopo di equilibrare alcuni nodi della trama del poema, instaurando con la struttura precedente dei precisi rapporti di simmetria narrativa. Il confronto fra le tre redazioni successive del poema ci mostra inoltre la soppressione dei toni troppo duri e degli eccessi realistici delle descrizioni a favore di un maggiore equilibrio linguistico.
Stile: narrazione basata su una forte potenza visiva (il “meraviglioso”) e sull’ironia. L’ossimoro è la figura retorica dominante: tutto il poema sembra fondarsi sull'ironica, sorridente, giustapposizione di episodi e personaggi fra loro contrastanti, sull'allineamento di situazioni che si smentiscono a vicenda.
Modelli: il titolo Orlando Furioso richiama un modello classico, in questo caso la tragedia di Seneca Hercules furens, e in tutta l’opera si ravvisano richiami tipici alla tradizione classica, soprattutto dell’Iliade e dell’Eneide, che proiettano il romanzo cavalleresco dell’Ariosto già verso il poema eroico.

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