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La cultura dell'Italia del boom economico

La cultura dell'Italia del boom economico


 Più che di un mutamento puro e semplice dei costumi e delle abitudini, esso fu un processo di sovrapposizione, di radicamento di una nuova consapevolezza su abitudini e pratiche preesistenti.
- Televisione. Nel 1954, anno della sua comparsa, c'erano 88.000 abbonati, che nel 1958 avevano oltrepassato il milione. La televisione, come ovunque in Europa, era un monopolio di Stato ed in Italia era controllata fermamente dalla DC nonché fortemente influenzata dal Vaticano. Vigeva un severo codice di condotta, i telegiornali contenevano forti pregiudizi anticomunisti, e i programmi non dovevano gettare discredito sull'istituzione familiare né stimolare a comportamenti indecenti. Il discorso pubblicità fu risolto in maniera molto originale, optando per una via di mezzo tra il bombardamento statunitense e il completo bando inglese: la Rai nel 1957 inventò Carosello. Veniva trasmesso quotidianamente dalle 20:50 alle 21:00, tranne il Venerdì santo e il 2 novembre. Consisteva in una serie di messaggi pubblicitari accompagnati da sketch comici sullo stile del teatro leggero o intermezzi musicali e divenne quasi un'istituzione per la televisione.Carosello non era e non poteva essere solo un contenitore di messaggi pubblicitari. Per una legge allora vigente, infatti, non era concesso fare della pubblicità in un alcuno spettacolo televisivo serale, prima di un intervallo di novanta secondi dall'inizio del medesimo, così che il nome del prodotto era nominato all'inizio e per cinque secondi alla fine. Tuttavia, sporadicamente, qualche sketch era preceduto da una brevissima presentazione dell'azienda committente. La diffusione enorme del mezzo televisivo portò ben presto ad un uso passivo dello strumento e dunque del tempo libero.
- Tempo libero e mobilità. Il cinema vide un leggero declino anche se rimase uno dei passatempi preferiti dagli italiani, soprattutto alla domenica. Memorabili del periodo furono La dolce vita e Rocco e i suoi fratelli oltre naturalmente al Gattopardo. Iniziano a diffondersi le riviste femminili e i libri cominciano a diventare un bene di massa, soprattutto con l'uscita, nel 1965, della collana Oscar della Mondadori.
L'accresciuta mobilità fu favorita dalla nascita della 600 prima e della 500 poi, mutando radicalmente il concetto di gita fuori porta.
- Donne, famiglia, costumi sessuali. La grandezza degli elementi costituenti la famiglia scesero sensibilmente. Il ruolo della donna, con il nuovo accento sulla vita di casa e sui consumi, divenne sempre più casalingo, diffondendo il modello della donna massaia che si occupa del benessere dei figli e del marito. I costumi sessuali rimasero a lungo un tabù, e tali rimasero almeno fino agli anni '70.
- Il declino della religiosità. Per la Chiesa vi fu un drammatico declino. Il numero delle vocazioni sacerdotali calò drasticamente e il clero diocesano divenne una struttura anziana, sempre meno capace di confrontarsi con una popolazione che stava mutando. Un'altra importante ragione dello svuotamento delle chiese fu la differenza tra il cattolicesimo più dottrinale e cattedratico del Nord che non suscitava l'interesse degli immigrati del Sud, legati ad una religiosità più folkloristica, rituale e comunitaria.
- Speculazione edilizia e distruzione del paesaggio. Uno dei punti più brutti e neri della storia italiana. Durante il boom edilizio del decennio 1953 – 1963 il paese fu letteralmente consegnato, in totale coscienza, agli speculatori edilizi che, in mancanza di qualsiasi norma o legge urbanistica (quella del 1942 non fu mai attuata) e senza alcun piano regolatore, ebbero mano libera per distruggere ovunque fosse interessante speculare.
L'edilizia pubblica è un capitolo nero, susseguendosi enti quali l'Ina – casa, la corrottissima Gescal e l'Iacp. Ricordiamo, infine, il sacco di Roma, con il quale termine si indica l'enorme opera di speculazione con cui enormi società immobiliari – come la Società Generale Immobiliare di cui principale azionista era il Vaticano – coprirono il centro e la periferia di Roma con palazzoni fatti al risparmio, dovunque esse volessero costruire. Nel 1970 a Roma una casa su sei era abusiva.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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