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Baccio Bandinelli e la devozione verso Michelangelo


Baccio Bandinelli pseudonimo di Bartolomeo Brandini (Firenze, 17 ottobre 1488 – febbraio 1560) è stato uno scultore italiano. Subì l'influenza determinante di Michelangelo, di cui divenne imitatore e rivale. Vasari riporta come la devozione verso il Buonarroti sfociasse in invidia, con l'episodio dei cartoni della Battaglia di Cascina, un affresco che Michelangelo avrebbe dovuto eseguire per Palazzo Vecchio, ma che non fu mai messo in opera. I cartoni erano esposti in Palazzo Medici, e moltissimi giovani artisti andavano a studiarli e copiarli, tra i quali Baccio era uno dei più devoti, arrivando ad ottenere la chiave della stanza dove erano custoditi. Non riuscendo però ad arrivare nel disegno alla forza espressiva di Michelangelo egli prima sottrasse i cartoni tagliandoli in riquadri, poi gli distrusse in un accesso di rabbia durante i tumulti che seguirono il reinsediamento dei Medici del 1512. Le opere nelle quali l'emulazione di Michelangelo risulta più marcata sono ad esempio Ercole e Caco in Piazza della Signoria, e il Cristo morto sorretto da Nicodemo Santissima Annunziata. I rilievi del coro di Santa Maria del Fiore sono considerati il suo capolavoro. Cellini fu un suo acerrimo nemico, sul piano personale, artistico e politico (Cellini, come Michelangelo, era repubblicano, mentre Baccio era filomediceo). Tra i due volarono spesso insulti feroci: il Bandinelli in un accesso d'ira gli rinfacciò le sue attitudine omosessuali a Palazzo Vecchio, davanti il granduca Cosimo I, mentre il Cellini per esempio nella sua autobiografia riporta una nutrita serie di critiche al suo Ercole e Caco, paragonandolo, tra l'altro, a "un saccaccio di poponi appoggiato a un muro", che avevano affiancare al David di Michelangelo. Di lui ricordiamo il Memoriale. Diviso in dodici capitoli, pubblicato solo nel 1905 da Colasanti da un manoscritto datato 1552, è diretto ai figli di Baccio. Non era uno scritto destinato alla pubblicazione. Bandinelli mostra una vanità se possibile superiore a quella del Cellini, e sicuramente più consapevole. Come Cellini si vanta della sua nobiltà e dei suoi antenati. Parla più dei suoi successi e dei suoi onori, della sua dimestichezza coi principi che delle sue opere (un po' più diffusamente della sue incisioni). Non nomina il Cellini e parla del Vasari, pur dimostrando di stimarlo poco. Ha tendenze esplicitamente letterarie, diversamente da Cellini. Il suo Memoriale rimane un documento prezioso perchè ci dà il nuovo tipo del virtuoso, mondanamente versatile, con molte pretese teoretiche e letterarie, discorrendo ampiamente di progetti letterari che non sappiamo fino a che punto fossero tradotti in realtà.


Altri nomi notevoli

Ricordiamo un autobiografia di Raffaello da Montelupo, allievo di Michelangelo. Fresco, in forma testamentaria, sembra quasi una novella. Giampaolo Lomazzo, pittore e poeta milanese, ci regala una biografia in rime sciolte che contiene soprattutto l'enumerazione delle sue opere.Federigo Zuccaro ci ha lasciato un racconto dei suoi viagi in giro per l'Italia, raccolto in forma di lettera e pubblicato come racconto. Come per Bandinelli, anche qui risalta la tipica figura del virtuoso che viaggia vantandosi di tutti gli onori tributatigli, elencandoli uno per uno.


Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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