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La ricerca storica sull'educazione degli adulti


COMPLESSITÀ DELLA RICERCA STORICA SULL'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI. Qualunque definizione e concessione dell'EdA dimostra l'ampiezza e la complessità della ricerca storica che ne voglia ricostruire l'evoluzione nel tempo e nello spazio, e cogliere le linee portanti e più significative, non soltanto per un generale interesse storico – culturale ma soprattutto per il contributo che una tale riflessione può dare al processo di costruzione dello statuto epistemologico di una pedagogia dell'adulto.
Secondo la definizione adottata durante la Conferenza dell'Unesco a Nairobi nel 1976, l'espressione educazione degli adulti designa l'insieme dei processi educativi grazie ai quali persone considerate adulte dalla società cui appartengono, sviluppano le loro attitudini, arricchiscono le loro conoscenze, migliorano le loro qualificazioni tecniche o professionali, e fanno evolvere atteggiamenti e comportamenti propri, nella duplice prospettiva di una crescita integrale dell'uomo e di una partecipazione ad uno sviluppo socio – economico e culturale equilibrato e indipendente.
Alla base della diffusione dell'EdA troviamo molteplici motivazioni, a volte contrastanti. Considerata come mezzo di emancipazione politica e sociale risale alla Rivoluzione Francese mentre considerata come mezzo per la diffusione di una necessaria istruzione di base risale alla Rivoluzione Industriale. Influirono poi, in forme più marginali, anche idee intrise di filantropismo e calcolo paternalistico: le masse, a patto che non fossero troppo istruite, erano un fattore importante di educazione civica e di relativo benessere economico. Ma l'EdA è anche la storia delle battaglie combattute per i propri diritti contro i perbenisti borghesi che pensavano di utilizzare i veicoli educativi per tenere sotto giogo le masse.
Al termine della II guerra mondiale l'EdA compie un balzo, maturando nell'uomo l'idea che soltanto un profondo e universale rinnovamento educativo può salvare il mondo da altre catastrofi. Punto focale di una ridiscussione del problema fu la Conferenza di Elsinor dell'Unesco del 1949, che pur internazionale fu limitata a Europa occidentale e America del nord.
La conferenza dunque nelle sue risoluzioni accolse la tradizionale impostazione anglosassone dell'EdA come attività realizzate dopo l'assolvimento dell'obbligo scolastico, vale a dire dopo i 18 anni, al fine di sviluppare le loro capacità personali, senza tendere principalmente ad accrescere le loro competenze professionali, e presupponendo che questi adulti avessero già raggiunto un certo grado di istruzione generale nel quadro dell'istruzione obbligatoria. Questo perché gli altri paesi non conoscevano o non applicavano ancora l'EdA.
Nel 1960 la Conferenza di Montrèal vede partecipare paesi dell'America Latina, dei paesi ex – coloniali dell'Africa e dell'Asia, ponendo per la prima volta il problema dell'analfabetismo degli adulti nel mondo e i paesi in via di sviluppo rivendicarono la lotta contro l'analfabetismo non come fatto strumentale ma come educazione degli adulti vera e propria. La conferenza disegnò tre nuove fondamentali dimensioni educative:
- alfabetizzazione degli adulti liberata dai limiti strumentali in cui era generalmente relegata, aprendosi a responsabilità civili, economiche, politiche e culturali
- per la prima volta la lotta all'analfabetizzazione si estendeva fino ad assumere dimensioni mondiali
- la possibilità di non limitare più all'età infantile e adolescenziale le occasioni di perfezionamento e acqusizione di competenze

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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