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Il quadro artistico di Luigi Lanzi


Propone un' intelligente compilazione riassuntiva di strumenti e convinzioni chiave del “conoscitore”, del dilettante che riconosce stili e maniere, consapevole della evoluzione storica di ogni singola scuola pittorica, prefiggendosi l'apprezzamento non solo estetico ma storiografico e commerciale di ogni singola opera. Luigi Lanzi studiò presso i gesuiti, presso i quali divenne abate e professore di greco. Dopo la soppressione dell'ordine, nel 1775 fu chiamato dal granduca Pietro Leopoldo alla Galleria degli Uffizi a Firenze come vicedirettore ed antiquario. Pubblicò diversi saggi, tra cui una Storia pittorica dell'Italia (1796), che fu tradotta in diverse lingue. L'enorme successo avuto lo portò, tra l'altro, ad essere eletto come presidente dell'accademia della Crusca e la storia lo consacrò come padre della moderna storiografia artistica italiana. Consegnò, infatti, ai posteri, la più limpida e concreta summa dell'elaborazione teorica settecentesca, uno sforzo storiografico di tre secoli dove fornisce un chiarissimo quadro complessivo dello svolgimento della pittura italiana dal Medioevo ai suoi giorni. Il suo inquadramento degli artisti in precisi raggruppamenti regionali, la determinazione dei capiscuola e dei relativi entourages, la distinzione dei generi, corrispondono naturalmente al desiderio illuministico di riordinare la materia in una classificazione chiara e quasi scientifica. Ma Lanzi non fornisce solo una capillare verifica oculare della materia trattata, proponendo soprattutto un'epitome, un sunto aggiornato, anche stilisticamente, delle descrizioni e dei giudizi altrui. Lanzi propose soprattutto una sistematica e originale elencazione e rivalutazione dei “primitivi”, già messa in atto da Della Valle storiograficamente, da Lodoli collezionisticamente e da Crespi commercialmente.
Già Carlo Malvasia era riuscito a rendere con vivida aderenza i caratteri dei pittori trecenteschi, come Vitale, avvalendosi di un linguaggio critico che fosse sintatticamente e lessicalmente aperto, mentre Marco Boschini accentuava forzosamente il dialetto veneziano per fornire una aderente equivalenza verbale alla bravura pittorica del tardo Tiziano e del Tintoretto.
Lanzi si avvale però di altre due categorie importanti di fonti: opere di consultazione (manuali bibliografici, dizionari, enciclopedie) e letteratura periegetica. Della prima categoria basta citare il capostipite, l'Abecedario pittorico di Pellegrino Orlandi (1704) da cui scaturiranno le essenziali tabelle della Enciclopedia metodico – ragionata di Pietro Zani e le biografie storico – artistiche di Comolli e poi di Ranghiasci.

Tratto da STORIA E CRITICA DELL'ARTE di Gherardo Fabretti
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