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Caratteristiche di Napoli capitale


Il feudalesimo napoletano prendeva la “via francese” della monarchia moderna, che portava alla preminenza del potere regio e allo Stato accentratore e autoritario: la capitale di questo Stato era una grande metropoli burocratica e signorile, cortigiana e forense, fitta di popolo e di poveri.
L’enorme popolazione gravava su un area ristretta. Infatti un amplissima edilizia religiosa, civile e militare, vasti spazi verdi, sedi di rappresentanza, grandi abitazioni aristocratiche, riducevano molto l area disponibile per la popolazione e quindi aumentava la densità della popolazione stessa.
L’impianto urbanistico era ancora, salvo poche modifiche, quello greco (v sec a.C): una serie di assi perpendicolari si incrociano a scacchiera e quindi le vie erano strette e anguste, con i grandi e alti palazzi che vi si affacciavano, rendendo affollato ogni luogo.
Quella della folla era la prima impressione che si aveva in città; con la folla il rumore: un'altra caratteristica della Napoli moderna.
L’altezza degli edifici era consentita dal materiale di costruzione leggero e solido, ma lo stesso Capaccio diceva che all’imponenza non corrispondeva una grande qualità artistica, anche se ovviamente non mancavano palazzi degni di ogni considerazione. E comunque tra il XVI e il XVII vi fu un vero e proprio rinnovamento del patrimonio edilizio cittadino. Il centro storico assunse allora l aspetto che ancora conserva. L’edilizia divenne la maggiore delle attività economiche cittadine.
Siccome le abitazioni erano insufficienti per la domanda, gli indigenti occupavano grotte, cortili, fondaci, soffitte, nelle più precarie condizioni abitative. Molta gente dormiva per strada, sopra i banchi di vendita, sotto i portici o androni aperti, al minimo riparo reperibile.
L’edilizia era la maggiore fonte di lavoro per la città. L’insediamento nobiliare, le chiese, le flotte, la burocrazia e l’esercito alimentavano un artigianato e una serie di servizi assai articolati. La dimensione demografica poi alimentava traffici e commerci. Cerano anche delle eccellenti telerie e seterie.
Le cifre del mercato di consumo sono molto alte (Capaccio): si consumavano per esempio 4.000 tomolo1 di grano al giorno, 30.000 botti di vino all’anno, 300 casse di merci da drogheria.
Si spendevano per esempio 150.000 scudi per oreficerie e 200.000 scudi per i panni nazionali.
In città c’era anche un certo movimento finanziario: otto grandi banchi servivano la città con riserve e capitali molto alti. E di conseguenza si formava un ceto rilevante formato da finanzieri e mercanti, creando dei nodi affaristici con la nobiltà.
Tutte queste attività però non riuscivano a dare lavoro a tutti e abbiamo già visto che le case neanche bastavano.

Tratto da NAPOLI CAPITALE di Stefano Oliviero
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