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La città e la capitale moderna


Napoli era il tipico esempio della forza di un potere statale moderno applicata a tutti i campi della vita sociale.
La capitale è anche un grande luogo di concentrazione della ricchezza del Regno, attraverso tributi regi e i redditi dell’aristocrazia feudale e degli altri ceti.
Si concentra così anche il movimento dei grandi affari: appalti, opere pubbliche, concessioni di servizi, crediti pubblici e privati.
Il re, gli aristocratici, i ricchi e il clero possedevano residenze prestigiose, ed ecco che la città si rinnova completamente. Artigianato e servizi si espandono.
Il dato più importante però è costituito dal fatto che la capitale non riesce a varcare la soglia di  una trasformazione economica decisiva, insomma non è leader del movimento economico del Regno.
A Napoli alle venti case di commercio internazionale e gestite da stranieri ne corrispondevano poco più di 20 gestite da napoletani.
Il territorio del Regno costituisce, dal punto di vista economico, un aggregato di spazi diversi, solo parzialmente unificati. La transumanza ovina degli Abbruzzi e del Molise costituisce un grande sistema interregionale. La riviera adriatica e jonica della Puglia è una grande via di esportazione di grano olio e vino. Le province calabresi invece costituiscono il polmone della sericoltura1 meridionale. Mentre alcune zone interne della Basilicata e della Campania rimangono isolate.
Per una struttura così poco aggregata la mediazione mercantile e il monopolio finanziario sono un tessuto connettivo poco coagulante.

Tratto da NAPOLI CAPITALE di Stefano Oliviero
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