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I ritratti di Sallustio

Lo storico latino predicava una politica – per certi versi simile a quella di Cicerone – che prevedeva il ritorno ad un regime autoritario, capace di sedare le rivolte e porre fine alla crisi dello stato ristabilendo la res publica e rinsaldando i rapporti tra i ceti possidenti e ampliando le file del senato con uomini nuovi, provenienti dall’élite di tutta Italia.  Dico élite perché Sallustio contestò sempre la partecipazione, entro le file del senato, di uomini dell’esercito, voluta fortemente da Cesare.
Successivamente nel trascrivere il discorso che Cesare, allora pretore, rivolge in “difesa” dei catilinari (temendo che la congiura potesse offrire l’occasione di un colpo di mano da parte della nobiltà) Sallustio deforma la personalità del futuro dittatore, purificandola da ogni possibile contatto con i catilinari e tralasciando di mettere in risalto il suo ruolo di capo dei populares. Anche il discorso di difesa riportato dallo storico risulta parecchio deformato; esso fa largo appello a considerazioni legalitarie perfettamente coerenti con la politica sallustiana, politica che in questo modo riceveva una implicita propaganda, i  quanto professata da una figura di rilievo come Cesare.

I ritratti di Cesare e Catone.
In seguito Sallustio traccia i ritratti di Cesare e Catone, personaggi che durante il processo rivestirono cariche opposte: Cesare difensore e Catone accusatore. Egli è il primo che cerca di conciliare le figure di questi due importantissimi personaggi. Di Cesare viene messo in rilievo, per un verso, la liberalità, la mugnificentia, la misericordia e, per l’altro, la sua brama di gloria, sorretta da un inesauribile energia. Catone viene lodato invece per le virtù tipiche del mos maiorum, di cui egli si fece sempre garante: integritas, severitas, innocentia. Ma, è in questo sta la genialità di Sallustio, differenziando i costumi dei due uomini, egli affermava che entrambi erano positivi per lo stato romano e, anzi, presentavano numerosi punti di contatto, soprattutto per i principi etico – politici, ritenuti i fondamenti della res publica.

I ritratti di Cicerone e Catilina.
Altri due personaggi sono degni di menzione all’interno dell’opera: Marco Tullio Cicerone e Lucio Sergio Catilina. Del primo Sallustio tratta un ritratto piuttosto ridimensionato se pensiamo alle grandiose descrizioni di Cesare e Catone. Egli non viene rappresentato come un politico capace di dominare gli eventi grazie alle sue straordinarie capacità ma, piuttosto, un normale magistrato che, facendo fronte alle proprie inquietudini e debolezze, compie il proprio dovere.
Di Catilina, invece, lo storico latino mette in evidenza la sua grandezza, malefica s’intende, delineandone un ritratto a tinte forti e controverse. Da una parte Catilina viene descritto come un uomo dall’energia indomabile e, dall’altra, come uomo preda di ogni forma di depravazione. Il suo è un ritratto moralistico: mentre tratteggia i contorni del suo carattere, Sallustio lo giudica. Non solo, i discorsi che Catilina pronuncia nell’opera esplicitano i motivi profondi della crisi che attanaglia lo stato romano, dominato da pochi potenti che monopolizzano cariche e ricchezze sfruttando i poveri e insidiato da una massa di poveri senza una vera prospettiva futura, fomentati dal desiderio di una vita migliore. 

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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