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Marco Porcio Catone e le opere principali


 MARCO PORCIO CATONE 234 a.C. Tusculum – 149 a.C. Roma

Della sua vita sappiamo molto grazie alle biografie di Cornelio Nepote e Plutarco, al ritratto idealizzato del Cato Maior di Cicerone, a quello ammirato e polemico di Livio, e grazie a Catone stesso. Marco Porcio Catone era nato da famiglia non nobile, e in origine era Priscus il suo cognome, poi mutato in Cato (da catus, accorto). Svolse il servizio militare nella seconda guerra punica, nel 217 a.C. e si distinse nel 207 a.C. nella battaglia del Metauro. Fu un homo novus e intraprese la carriera politica sotto la protezione di Lucio Valerio Flacco, membro dell'aristocrazia conservatrice antiscipionica che faceva riferimento a Quinto Fabio Massimo. Fu questore nel 204 a.C. e seguì in Sicilia e in Africa Publio Cornelio Scipione, che sancì l'inizio di una forte ostilità tra i due che si concluderà con il ritiro dello Scipione dalla vita pubblica. Di ritorno dalla Sardegna portò con sé a Roma Ennio. Edile nel 199 a.C. e poi pretore in Sardegna nel 198 a.C. fu console assieme a Lucio Valerio Flacco nel 195 a.C. per poi diventare censore nel 184 a.C., carica che esercitò con tale e tanta convinzione che gli valse l'omonimo soprannome. Morì nel 149 a.C. alla vigilia della terza guerra punica, conclusasi tre anni dopo. Catone si battè tutta la vita per la difesa di un modello di comportamento basato sui valori tradizionali della cultura romana e italica (virtus, gravitas, parsimonia, industria) che faceva riferimento al civis romanus, che si divideva tra le responsabilità del negotium e le cure della propria terra, alle quali, come ruolo ancillare, si accostava l'otium letterario.
Il De Agri Cultura

 Il “De Agri Cultura” è uno scritto, di cui buona parte ci è arrivata intatta, che tratta della coltivazione della vite, dell’olivo, degli alberi da frutta e dell’allevamento del bestiame, quest’ultimo descritto come attività economica. È un trattato scientifico – morale.  I precetti e gli insegnamenti che vi si trovano si basano sull’esperienza personale dell’autore e contengono anche varie formule magiche e descrizioni di riti. In questa opera Catone descrive una serie di comportamenti che il proprietario terriero deve applicare. L’attività agricola descritta dallo storico latino non è più quello della piccola tenuta a carattere familiare, ma quello del grande latifondo e dei grandi proprietari terrieri di cui Catone si proclama difensore. Secondo Catone l’agricoltura è l’attività più sicura e redditizia per l’agricoltore: un’attività che forma buoni cittadini e buoni soldati. La parsimonia, la duritia e l’industria sono le colonne portanti del buon agricoltore. Egli deve trarre dall’attività che svolge grossi vantaggi economici, e per far ciò deve aumentare la produttività degli schiavi, legati indissolubilmente alla realtà rurale. Salta subito all’occhio il fatto che Catone non illustri un mondo agricolo bonario e patriarcale, fatto di contadini ingenui e incorrotti, ma un mondo dominato radicalmente dal rigore e dalla pragmaticità. È famoso il consiglio che vi si dà di vendere lo schiavo quando diventa troppo vecchio per essere utilizzato.
Le Orationes

 Opera fondamentale sono invece le Orationes. Esse costituiscono la prima vera opera storica in latino. Essa trattava le leggende relative alla fondazione di Roma e delle città dell’Italia, insieme alla storia delle ultime guerre. Redatta i  tono discorsivo, fu la prima di questo genere ad essere scritta in lingua latina ( come sappiamo, infatti, i primi annalisti romani scrissero in greco) dando impulso allo studio della storia e fondando al tempo stesso lo stile della prosa latina. Le Origines di Catone avevano una forte componente politica: nell’economia dell’opera avevano largo spazio le preoccupazioni di catone per la dilagante corruzione dei costumi Per opporsi al culto dell’esaltazione di singole personalità emergenti nella vita politica, catone concepì una storia delle origini di Roma parecchio singolare. Egli insisteva sul lento processo di formazione dello stato e delle sue istituzioni, processo reso possibile dalla collaborazione dell’intero popolo romano, con la classe dirigente senatoria. Il suo metodo storiografico non si basava, come quello aristocratico, sull’esaltazione delle gesta di singoli personaggi, di cui Catone evitava persino di scrivere i nomi, bensì dell’intero popolo romano. Rievocando le battaglie a cui egli aveva partecipato, si proclamava campione delle antiche virtù romane, come uomo impegnato nel condurre violente battaglie in difesa della saldezza dello stato e contro l’emergere di singole figure di prestigio schiave del culto della propria personalità. Nella sua opera la polemica è esplicita: troviamo interi passi delle orazioni che teneva durante le sedute del Senato. Nella sua opera lo storico romano tradisce un notevole interesse per la storia delle popolazioni italiche e anche per quelle straniere, africani e spagnoli per primi, mettendo in rilievo l’importanza che essi rivestirono durante il processo di espansione di Roma.
    

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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