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Rigas, apostolo e martire della libertà Greca


Apostolo e primo martire della libertà greca, Rigas era nato in Tessaglia, a Velestino (l’antica Fere, da qui l’appellativo che gli viene dato di Fereo o Velestinlìs), nel 1757. Passò gran parte della vita all’estero. Le idee della Rivoluzione francese fanno presa sul suo animo. Sin dal 1790 traduce e pubblica opere destinate a risvegliare le coscienze nazionale dei greci, fra cui “Esprit des lois” di Montesquieu. Disegna e pubblica anche la carta della Grecia. Lo sbarco delle truppe francesi nelle Isole Ionie, nel 1797, spinge il sognatore a scendere sul piano della azione politica. Fidando in un sollecitato intervento dei francesi, che avevano occupato anche Prèvesa, egli concepisce il disegno audace di scendere nella Morea (i Crociati ne cambiarono il nome in Peloponneso) e di liberare, con l’aiuto dei fieri manioti, il Peloponneso. I guerriglieri di Suli avrebbero poi dato una mano alla liberazione della Rumèlia e la repubblica avrebbe potuto così essere proclamata in Macedonia e Tessaglia. Da Vienna Rigas e i compagni meditavano di chiamare a libertà i popoli schiavi della penisola balcanica. Ma la polizia austriaca scoprì e sequestrò a Trieste le casse contenenti il proclama della insurrezione e l’Inno incitatore di Rigas, che i congiurati pensavano di portare con sé, invece di armi. Sottoposti a processo dalla polizia austriaca, sospettosa di possibili convivenze coi francesi e col Bonaparte, essi confessarono il loro piano. Erano tutti sudditi ottomani, e poiché il governo turco insisteva per avere nelle sue mani i congiurati, dopo lunghi mercanteggiamenti, Vienna cedette. Rigas e i suoi furono consegnati al governatore turco di Belgrado. Nel 1798 il poeta tessalo e i suoi compagni furono giustiziati.
L’Inno di Rigas, animato da un eloquente fervore di patria, e scritto in una lingua semplice, divenne ben presto popolare.
Nel 1791 a Vienna iniziò la pubblicazione di un giornale in greco che usciva due volte alla settimana, e tra il 1811 e il 1821 vi si pubblicò un importante periodico letterario: lo “Hermès Lòghios”, che raccolse attorno a sé numerosi intellettuali greci. Ne fu direttore prima Antimo Gazìs (1764-1828), che era a Vienna sin dal 1797 come parroco della chiesa di San Giorgio. A lui sottentrò, nel 1816, Teodoro Farmakidis (1784-1862), tessalo anch’egli di origine, e per otto anni parroco della chiesa greca.
Anche il teatro fu strumento di educazione patriottica. Tragedie di ispirazione alfieriana furono rappresentate sulle scene di Bucarest e di Varna. Un “Timoleone” dello Zambelios si stampò a Vienna nel 1818. Era sorta anche, tra i greci di Varna, nel 1814, una associazione segreta, la “Filikì Eterìa” (Società degli Amici), di sospetta ispirazione russa, alla quale diedero adesione esponenti di tutte le classi sociali. Il fermento occulto di tanti anni sfocia finalmente, nel giorno dell’Annunciazione, 25 marzo 1821, nella sollevazione dei greci contro il governo ottomano.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
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