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Infedeltà letteraria nei film di Visconti



I risultati migliori (con l’esclusione de Il Gattopardo) della filmografia viscontiana si riscontrano però quando il regista si discosta dal testo di partenza. Come il lavoro che Ossessione fa sul testo di Cain, trasformando un thriller assicurativo in un neorealistico film sonda nel corpo marcio di un paese che sta attraversando un proprio medioevo. O come l’interpretazione che La terra trema propone de I Malavoglia rileggendo in chiave di moderna epica della lotta di classe quell’epica della società arcaico-rurale che aveva mosso e commosso lo scrittore catanese. Visconti contempla e stravolge al tempo stesso il testo di Verga, assunto come cuore dell’opera filmica e contemporaneamente superato. O come la rilettura che Senso fa del testo scapigliato di Boito, trasformando in un possente melodramma storico un raccontino di circoscritto valore letterario.
La riprova suprema del modo molto particolare che caratterizza il rapporto di Visconti con la letteratura è data da quei film che hanno dentro di sé un florilegio di spunti, ispirazioni e richiami letterari, ma usati appunto come materiale, non solo senza nessuna preoccupazione di fedeltà ma con una liberta citazionale assoluta.
In Visconti la letteratura è restituita alla sua funzione di prima creatrice di immaginario, ma il suo cinema, sia pure con qualche eccezione, non vuole essere la fissazione visibile di un possibile immaginario letterario, bensì la proposta di un diverso percorso creativo, sia pure partendo da ispirazioni analoghe o simili.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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