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Azioni motorie fondamentali


Il movimento in flessione del rachide viene regolato dall’intervento dei muscoli e dei legamenti della parte posteriore della colonna vertebrale e anche dalle fibre posteriori del disco intervertebrale. Però nel caso in cui il soggetto stia cadendo e l’intervento dei muscoli è nettamente ridotto allora il movimento di flessione si scarica al 100% sul compartimento discale che potrebbe subire dei gravi traumi.

Infatti è bene poter distinguere un disco pressurizzato da uno non pressurizzato:
a) Un disco pressurizzato, è un disco ben idratato che presenta una componente molto rigida, capace di poter sostenere i carichi della colonna vertebrale anche durante un movimento in flessione del rachide, coinvolgendo in misura moderata anche il contrasto proveniente dai muscoli e dai legamenti della parte posteriore della colonna vertebrale.
b) Un disco depressurizzato invece, è un disco che non è capace di poter sostenere il carico in flessione del rachide, e quindi se ne richiede dell’attivazione immediata del compartimento muscolo-legamentoso in modo tale da poter contrastare tale tipo di movimento. Muscolo importante per salvaguardare la curva fisiologica lombare è il muscolo trasverso dell’addome, perché in seguito alla sua contrazione si andrà a creare la pressione intra-addominale, importante per il sostenimento del rachide.

Sul movimento in flessione laterale, non si hanno molte indicazioni, ma è possibile determinare che per quella che è la forma a fagiolo del disco intervertebrale lombare durante tale movimento si crea una maggiore pressione al livello delle fibre discali, che in quella di flessione anteriore del rachide. E quindi da ciò si enuncia che una flessione laterale per via dell’elevata pressione idrostatica del disco è più semplice incorrere al suo prolasso.
 
Nel movimento di torsione si ha una limitazione dell’angolo di rotazione di circa 1°-3° e il rispetto di tale graduazione aiuta a conservare che non si creino danni all’anello. Durante il movimento si ha una maggiore pressurizzazione sul compartimento postero-laterale del disco.

I cambiamenti posturali hanno sempre grande influenza sulla situazione locale di sforzo tessutale, infatti lo spazio che intercorre tra una vertebra e l’altra dipende da quello che è lo spessore del disco intervertebrale, un sistema di controllo passivo importante per il rachide che però può subire facilmente modificazioni nel caso in cui si crei uno squilibrio al livello dei piatti vertebrali. È da evidenziare che delle lievi sollecitazioni del rachide in senso anteriore sono ottimali per il rachide lombare, perché è proprio grazie a ciò che il disco riesce a equilibrare le forze in modo corretto sul compartimento vertebrale, non scaricando il carico solo sulla parte posteriore. Infatti i body builder o comunque i sollevatori di pesi in generale tendono ad assumere nell’esecuzione dei movimenti un atteggiamento in leggera flessione anteriore del rachide.

Ovviamente come è noto per quella che è la costituzione del disco in età giovanile, esso riesce a supportare in modo appropriato i carichi, ma ciò non significa che in egual modo non possa subire dei danni, cosa maggiormente frequente nei soggetti anziani per via della degenerazione stessa del disco intervertebrale.

Il metodo C.A.MO. quindi si occupa principalmente di educare il soggetto ad assumere le posizioni più corrette possibili e di autocorreggersi in modo autonomo ad eventuali disequilibri.

Tratto da TEORIA TECNICA DIDATTICA ATTIVITÀ MOTORIA di Vincenzo Sorgente
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