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Curve rachide in movimento e in equilibrio


Nel rachide lombare è possibile apprezzare come la larghezza del corpo vertebrale si sviluppa più in senso laterale che antero posteriore, e ciò ne favorisce una maggiore resistenza durante i movimenti di flessione laterale del rachide.

Il corpo vertebrale di qualsiasi tipo di vertebra si presenta con una fossa centrale, e ciò ne favorisce l’inserimento del disco intervertebrale che assume la funzione di stabilizzatore del rachide.

Il rachide lombare è caratterizzato da grosse masse apofisarie delle quali le superiori si inseriscono con le inferiori in modo tale da poter fungere anche da sistemi di controllo passivi, principalmente durante i movimenti di torsione e flessione laterale. Le faccette articolari formano tra di loro un angolo di 90° che da L1 a L5 aumenta fino a 140°, e il disco intervertebrale che si inserisce tra le due vertebre, anche per quello che è il decorso delle sue fibre, evita lo scivolamento delle stesse in avanti o indietro, resistendo così a forze di taglio.

Importante è la vertebra lombare L5 la quale si va ad articolare con il sacro, ed è proprio per questo che la sua geometria va a ricoprire la differenza che si riscontra tra la sua tendenza lordotica e quella cifotica della S1. Da questa incongruenza si crea l’angolo sacrale che è di circa 30°, dove lo scivolamento dell’ultima vertebra lombare sul sacro viene limitato per mezzo dei sistemi passivi che sono rappresentati dalle apofisi inferiori di L5 e quelle superiori di S1.

Altra vertebra importante è la L3 la quale è raffigurata come la vertebra lombare intermedia che ha un decorso orizzontale, dove si inseriscono una molteplicità di fibre muscolari, a differenza dei legamenti che si collegano direttamente al bacino che invece si articolano sul restante delle vertebre. Proprio tale caratteristica permette di raffigurare la L3 come la vertebra con maggiore mobilità del tratto lombare e che mantiene il suo equilibrio per mezzo di sistemi controllo attivi.

Il carico del peso corporeo che verte su tutta la colonna, una volta raggiunto il segmento lombare, si scarica direttamente su L3 che poi lo trasmette a L4 a sua volta lo distribuisce al sacro, al bacino e alle anche.

La situazione tede a cambiare dal punto di vista biomeccanico, ogni qual volta che si parla delle vertebre toraciche, dovuto dal fatto innanzitutto che il rapporto larghezza/lunghezza, del corpo vertebrale si stabilizza e poi anche perché i movimenti di tale porzione della colonna sono limitati per via della presenza delle coste della gabbia toracica che su di esse si articolano.
I processi apofisari superiori da un punto di vista anatomico sono rivolti verso dietro, mentre quelli inferiori verso avanti, e da ciò si può dedurre come questi ultimi si articolano con quelli superiori della vertebra sottostante.

Nei movimenti di rotazione, per via della disposizione delle faccette articolari, il centro della circonferenza si sposta nella parte centrale del foglio del corpo vertebrale non verificandosi così quello che è il tipico scivolamento laterale delle vertebre lombari durante l’esecuzione di questo movimento.
Il movimento rotatorio, come già detto, viene nettamente limitato per la presenza delle coste toraciche, andandosi a manifestare le seguenti caratteristiche:
• Aumento della concavità costale dal lato della rotazione;
• Diminuzione della concavità costale dal lato opposto della rotazione;
• Aumento della concavità condro costale dal lato opposto della rotazione;
• Diminuzione della concavità condro costale dal lato della rotazione.

Durante il movimento di flessione, invece, è possibile apprezzare una rotazione lungo l’asse sagittale, in cui la parte posteriore della vertebra si innalza, con lo scivolamento posteriore del nucleo polposo, portandosi in tensione i legamenti e i muscoli posteriori, che devono contrastare il suddetto movimento.

Nel movimento di estensione invece, si verifica l’inverso, ossia si ha uno slittamento anteriore del nucleo polposo e un rilassamento dei legamenti gialli, interspinosi e posteriori.
Il movimento viene limitato sia dai sistemi di controllo attivi, quali il legamento longitudinale anteriore e sia dai sistemi di controllo passivi, rappresentati dall’orientamento delle faccette articolari e dai processi spinosi.

Il movimento di estensione e di flessione, come d’altra parte ogni tipo di movimento al livello toracico, viene nettamente limitato dalla presenza delle coste che formano la gabbia toracica.
Nei movimenti di flessione laterale, il movimento è controllato dallo scivolamento delle faccette delle articolazioni interapofisarie, dalla tensione dei legamenti gialli e intertrasversari dal lato convesso e dal contatto delle apofisi articolari nel lato concavo.
 
Nella zona cervicale si manifesta una maggiore mobilità e stabilità del rachide per via di un inspessimento del dei dischi intervertebrali nelle vertebre C3-C7, ma per via della disposizione delle superfici articolari i movimenti in rotazione appaiono molto limitati, ed è per questo che se ne richiede l’accompagno con una flessione laterale.

Tratto da TEORIA TECNICA DIDATTICA ATTIVITÀ MOTORIA di Vincenzo Sorgente
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