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Età evolutiva, aspetti auxologici


L’età evolutiva rappresenta il periodo dell’età infantile e adolescenziale, nel quale si hanno degli sviluppi da un punto di vista morfologico, biologico e intellettivo legati non soltanto al gene ma anche a fattori intrinseci ed estrinseci (ambiente), che poi porteranno allo sviluppo fino al raggiungimento dell’età adulta.

Nei bambini si alternano momenti di sviluppo ponderale e staturale, ma in alcuni casi si possono verificare delle alterazioni nella strutturazione morfologica con uno sviluppo di alcuni segmenti rispetto ad altri, che causano delle asimmetrie nel soggetto, con rigidità e alterazioni posturali.

Una crescita evidente da un punto di vista staturale, può rappresentare innanzitutto una notevole malleabilità dello scheletro, che però conseguenzialmente comporta a problematiche nella rappresentazione dello schema corporeo nel soggetto preso in questo, che si trova obbligato a dover eseguire dei continui aggiustamenti affinchè si possa adattare a tale crescita.

Le possibilità fisiche e di apprendimento del bambino si riflettono sulle sue capacità motorie, come di conseguenza gli stimoli motori hanno valenza sullo sviluppo psichico e fisico del soggetto.

Suddividendo l’età evolutiva in tre tappe avremo:
1. Età prepuberale (di 6 ai 12 anni);
2. Età puberale (dai 12 ai 16 anni);
3. Età post puberale (dai 15 ai 18 anni).
Alcuni bambini però sviluppano prima di altri che manifestano un leggerissimo ritardo che però viene recuperato nelle tappe successive.

Nell’età prepuberale si completano le organizzazioni strutturali, adeguandosi e adattandosi il nostro organismo all’ambiente (prima fase); nell’età puberale invece si manifesta un ritardo nei soggetti di sesso maschile che hanno bisogno di tempi più lunghi per svilupparsi (14-15), rispetto ai soggetti di sesso femminile che invece rappresentano questa loro maturazione con la comparsa della prima mestruazione (menarca) (12-13).

Le alterazioni posturali della colonna vertebrale, si manifestano principalmente durante l’età evolutiva, ed è proprio per questo che è importante intervenire tempestivamente utilizzando metodiche e protocolli specifici per quel paziente.

Le principali problematiche si verificano sul tratto dorsale della colonna vertebrale sul piano saggittale sono:
• un atteggiamento curvo che fissandosi nel tempo scarica il suo peso maggiormente sulle curve fisiologiche lordotiche della colonna che conseguenzialmente causano una anormale crescita dei corpi vertebrali dorsali che possono deformarsi a cuneo.

Il dismorfismo più importante del rachide dorsale è il morbo di Scheuernann, una infiammazione con degenerazione necrotica dei nucleo di ossificazioni epifisari e apofisari del corpo vertebrale, che calcificano in ritardo causando la frammentazione dei piatti vertebrali, la deformazione a cuneo di almeno tre vertebre, l’allungamento in senso sagittale del corpo vertebrale, ernie di Schmorl e protuberanze della cartilagine del nucleo polposo del disco intervertebrale nell’interno della spugnosa del corpo vertebrale con conseguente riduzione degli spazi intervertebrali e depressurazione discale.

Al livello lombare una delle principali problematiche che si può causare è l’iperlordosi, la quale se non viene rimossa crea delle modificazioni nella posizione del bacino, esercitando delle pressioni di taglio sui dischi e sulle faccette articolari lombari che possono causare il low back pain.

Il dismorfismo più importante del rachide lombare è la spondilolistesi, ovvero uno scivolamento principalmente di L5 su S1 dovuto a delle fratture interarticularis (spondilolisi) che sono uno dei principali fattori appunto di spondilolistesi, che avviene in modo asintomatico, avvertendo solo un lieve dolore nella zona di lesione, principalmente durante il mantenimento della stazione eretta, la deambulazione e lo svolgimento della pratica sportiva.

Sul piano frontale invece la principale alterazione che si verifica al livello del rachide è la scoliosi, che se presa in tempo richiede di tempi di guarigione non molto lunghi, ed essa si evidenzia con asimmetrie al livello scapolare, delle spalle e del triangolo della taglia.

Come già accennato in precedenza è importante che per trattare un soggetto con una di queste patologia, innanzitutto i valuti per bene l’entità del danno e che poi si costruisca un programma specializzato per l’individuo in questione.

Il metodo C.A.M.O, prevede un  periodo di trattamento personalizzato di 4 settimane al fine di preparare il soggetto al successivo trattamento che è stato ben studiato e personalizzato il quale per essere efficace deve essere:
1. Tempestivo, cioè riconoscere in tempi precoci il suddetto atteggiamento posturale;
2. Adeguato, ovvero si richiede della presenza di più esperti al fine di poter trattare il soggetto con la massima professionalità;
3. Protratto, cioè dovrà perdurare fino al concludersi dell’accrescimento scheletrico.

Tratto da TEORIA TECNICA DIDATTICA ATTIVITÀ MOTORIA di Vincenzo Sorgente
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