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L’età napoleonica e la nascita dei musei civici in Italia


Con l’ascesa al trono di Napoleone Bonaparte, il Louvre comincia a incamerare molte opere d’arte appartenenti ai territori conquistati, diventando il simbolo della potenza militare francese.

Molti esprimeranno il proprio disappunto, sottolineando il profondo legame tra le collezioni e il territorio nel quale essere nascono e si formano.

L’Italia sarà uno tra i Paesi più colpiti da queste spoliazioni e a partire dal 1796 perderà numerose importanti opere d’arte, tra cui l’Apollo del Belvedere e la Venere dei Medici. Ne consegue una profonda modifica del territorio e della futura geografia museale. A giovarne saranno solo i cosiddetti “primitivi”, ovvero gli artisti prerinascimentali che otterranno il giusto riconoscimento soltanto in seguito alle spoliazioni francesi.

Nel 1797, il Trattato di Tolentino permette il trasferimento da Roma di ulteriori opere d’arte, che arrivano a Parigi l’anno seguente mediante un corteo di trionfo e vengono destinate al Louvre, allo scopo di documentare visivamente l’esito delle conquiste militari. Nel 1804, il Louvre viene rinominato Musée Napoleon.

In Italia importanti conseguenze ha anche la soppressione degli ordini religiosi e delle congregazioni minori, che comporta la requisizione di ulteriori opere.

Per quelle rimaste sul territorio italiano verranno fondate nuove istituzioni museali, in cui, per la prima volta, le collezioni appartengono alla comunità civica, quindi sono più accessibili per i cittadini, gli studiosi e gli artisti.

Tra queste nuove istituzioni:

La Pinacoteca di Brera a Milano, che doveva rinforzare il luogo di capitale ottenuto in seguito alle conquiste francesi e rispondeva alla missione di autocelebrazione del potere promossa da Napoleone. Poiché il palazzo originario non riusciva a contenere tutte le collezioni, si decise di usufruire della chiesa gotica di Santa Maria di Brera, inaugurata nel 1809. Nel 1812 viene invece pubblicato il catalogo della pinacoteca.

La Pinacoteca di Bologna, nata su ispirazione dell’Accademia del naturale dei Carracci e ribattezzata poi Accademia clementina. Durante l’epoca napoleonica viene soppressa e rifondata con il nome di Pinacoteca Nazionale.

Le Gallerie dell’Accademia di Venezia, nate nel 1807 grazie a Pietro Edwards, il quale nel 1771 diventa direttore del restauro delle opere pubbliche.

Il Museo di Castelvecchio di Verona.

Nel 1814, con la sconfitta di Waterloo, l’impero napoleonico crolla e inizia il periodo della Restaurazione.
Il Louvre torna più o meno alle dimensioni precedenti le campagne napoleoniche e le opere requisite ai Paesi conquistati vengono restituite.

In Italia nasce una nuova tipologia di museo, il “museo del ricovero”, che prende poi il nome di museo civico.
All’interno dei musei civici vengono ospitate non solo le opere restituite dalla Francia dopo la sconfitta di Napoleone ma anche le donazioni dei collezionisti privati.

Il museo civico è dunque un museo aperto al pubblico che viene organizzato e gestito autonomamente dalle comunità civiche, allo scopo di conservare e rendere fruibile il patrimonio artistico, soprattutto locale.

Importanti musei locali nascono in Lombardia:

L’ Accademia Carrara di Bergamo, il cui nucleo originario era costituito dalle collezioni che Giacomo Carrara lascia all’Accademia del disegno da lui stesso fondata, a cui si aggiunsero poi le collezioni Lochis e Morelli.

Galleria Palatina
, aperta al pubblico nel 1833 grazie al granduca Pietro Leopoldo all’interno del progetto di razionalizzazione delle collezioni: a Palazzo Pitti e agli Uffizi andarono le opere di pittura e scultura, mentre le gemme e le attestazioni naturali andarono a costituire il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il Museo di storia naturale.

Museo Correr di Venezia, il cui nucleo originario è rappresentato dalle collezioni del duca Correr, nate da una passione per la civiltà artistica veneziana.

La Galleria Estense, aperta nel 1854 nella storica sede del Palazzo Ducale e poi spostata nel Palazzo dei Musei. Le collezioni riflettono il gusto degli Estensi per la pittura, la scultura, le arti grafiche e decorative.

La Pinacoteca Vaticana, che si forma nel 1816 negli appartamenti Borgia e la cui restituzione delle opere fu possibile grazie alla diplomazia di Canova.

Il Braccio Nuovo, costruito nei Musei Vaticani da Michelangelo Simonetti e Giuseppe Camporesi secondo la tipologia della galleria: si presenta dunque come un lungo corridoio sui cui lati grandi nicchie architettoniche ospitano le statue classiche. Il Braccio Nuovo costituisce l’unica architettura costruita ex novo in questo periodo in Italia appositamente per ospitare le collezioni.

Tratto da MUSEOLOGIA di Roberta Carta
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