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Divismo femminile nel primo cinema italiano


Il sistema divistico collabora alla realizzazione di un genere che discendente dal melodramma in cui il potere assoluto è quello dei sentimenti. Il divismo femminile si sviluppa a discapito della mancata emancipazione femminile in altri campi; c’è una filiazione diretta dalla recitazione teatrale ottocentesca.  Lo sviluppo ed affermazione a livello internazionale si ha negli anni a cavallo della guerra mondiale tra il 1913 e il 1920.
Le dive con i loro corpi fanno nascere l’estetica del silenzio, irradiano lo schermo di luce  rivitalizzano l’immagine romantica messa in crisi dalla cultura positivistica. I divi maschi sono limitati ai personaggi da essi interpretati come Maciste che risolvono problemi attraverso l’uso della forza. La recitazione si confonde con altre arti, si ha un travaso di forme.
Le tipologie di personaggi femminili sono di derivazione letteraria:
- La Femme Fatale crudele e spietata dominatrice di uomini
- La Femme de nulle part, la bella sconosciuta priva di radici e di una identità sicura
- La Donna demoniaca, la serpe che conduce alla perdizione (la lupa)
- La donna perduta che fa tesoro del proprio corpo e lo gestisce come una fabbrica
- La Donna Madre garante dei valori della famiglia
- La dolce discendente di Ofelia o cenerentola, innamorata che soffre nell’ombra pronta a sacrificare tutto per l’amato
Il film si occupa di cogliere le caratteristiche di fotogenia messe in luce da Delluc.
Lyda Borelli ha una tipologia recitativa così soave da dare l’impressione di fermare l’immagine rendendolo un quadro, esegue fin dagli esordi movimenti di braccia e corpo che ricordano una farfalla e modulano la gamma dei sentimenti. (Rapsodia satanica, Malombra). E’ l’interpreta più significativa della cultura Liberty e simbolista.
Francesca Bertini ha una fase di formazione, mentre la Borelli si afferma diva dal primo film; ha la capacità di rivestire ruoli sociali differenti esprimendo un’interminabile gamma di sentimenti; è la prima attrice a tutto campo.
Il divismo italiano esplode internazionalmente con queste eroine per le quali amor vincit omnia sono le eroine bohemien d Puccini, si mantiene l’equazione tra bellezza femminile e suo stadio preevolutivo quasi bestiale.

Divismo Maschile


Emilio Ghione è uno dei due attori che raggiunge fama divistica, le sue apparizioni hanno una carica simbolica che prevale su quella realistica, il suo nome sarà sempre affiancato ad un personaggio maschera Za-la-Mort. Ghione passerà alla regia utilizzando la Bertini nel suo film d’esordio, utilizzerà i codici del bandito elegante legato al codice d’onore.

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