Skip to content

I registi rosselliniani: Fellini, Antonioni e Petri


Rossellini abbandona il cinema per esplorare le possibilità di rappresentazione televisive, per affrontare nuove avventure partendo da zero. Gira Viva l’Italia nel 1961 per il centenario dell’unità d’Italia. Assimilabili alla lezione rosselliniana troviamo Ermanno Olmi che esordisce nel 1960 con Il tempo si è fermato dopo una decina d’anni di produzione documentaristica. Nel 1978 gira L’albero degli Zoccoli, opera di maggior successo che è il più ispirato monumento alla civiltà contadine del cinema del dopoguerra, il film viene premiato all’estero ma stroncato fortemente dalla critica di sinistra; Negli anni del terrorismo questo film lavora su una memoria che la critica non vuole accogliere in quella forma.
Si può porre tra i rosselliniani anche Vittorio De Seta che offre un racconto tutto visivo sul mondo dei pastori che si erge su quello della legge, realizzando nel 1966 il capolavoro un uomo a metà espressione dell’inquietudine del tempo rispetto alla modernizzazione. I fratelli Taviani esordiscono con Valentino Orsini in Un uomo da bruciare (1962) che propone la biografia di un sindacalista siciliano. I Taviani mostrano di aver assimilato la lezione berchtiana dello straniamento e il montaggio intellettuale di Ejzenstein, mostrano tensione stilistica e fede nell’utopia realizzando nel 1971 San Michele aveva un gallo, film monodico centrato su un solo personaggio il cui racconto è dislocato in quattro luoghi diversi.
Rosi, Petri, Montaldo e Damiani sono i registi contro cui la critica cerca di collocarsi sempre più a sinistra della sinistra.
Proponendo film di interesse sociale si afferma Giuseppe Ferrara con il Sasso in Bocca (1970) proponendo più avanti film sul Caso Moro e Giovanni Falcone.
Liliana Cavani affronterà tematiche influenzate dalla lezione viscontiana e otterrà i maggiori riconoscimenti grazie a Il portiere di notte storia che si svolge durante il nazismo che articolare attrazione e violenza sadomasochista. Altra donna regista, Lina Wertmuller realizza i primi musicals all’italiana con Rita Pavone ma con i più fortunati titoli di Mimì metallurgico ferito nell’onore 1972, Film d’amore e d’anarchia (1973) e travolti da un insolito destino in un azzurro mare d’Agosto. Di Damiani dobbiamo ricordare la fortunata saga de La piovra(1983) che costituisce il modello del prototipo televisivo d’esportazione; ha lavorato su diversi generi, mutuando dal letterario fino a western e horror. Tinto Brass esordisce in questo periodo creando film non ancora erotici come Col cuore in gola (1967) e L’urlo (1968), Negli anni settanta emerge la vena erotica e celebrativa del corpo femminile.

Per Fellini gli anni sessanta rappresentano il periodo di maggior sviluppo creativo; i suoi film diventano amputazioni del suo corpo, paradigma che raggiungerà l’estremo con 8 e mezzo, opera aperta ed opera nell’opera nel cui labirinto ci si perde. Se negli anni cinquanta Fellini aveva travasato le forme di spettacolo popolare rendendole soggetti della narrazione, negli anni sessanta assume in  servizio l’immaginario dei fantasmi dell’inconscio e diventa contenitore delle forme alte e basse della cultura di massa. Già dalla Dolce vita emerge la tendenza di Fellini ad ispirarsi a suggestioni diverse come pubblicità, fumetti, fotoromanzi.. Si assista alla progressiva primazia dell’immagine, la parola si configura come elemento aggiunto ma la decodifica dei segnali viene lasciata alla libertà dello spettatore. Lo sdoppiamento di personalità viene ripreso in Giulietta degli spiriti (1965) in cui l’autore grazie al colore libera nuovi istinti visionari e figure provenienti dal proprio inconscio. Assumendo il punto di vista femminile si denota la suggestione sempre più forte verso l’irrazionale. Satyricon I Clowns Roma e Amarcord celebrano il nuovo immaginario felliniano, in particolare con amarcord ci si accosta alle inquietanti presenze della storia collettiva nazionale.

Antonioni cerca di sostituire gli spazi reali con topologie che aiutassero a misurare le distanze interiori. Nel suo cinema diventa rappresentativa una condizione umana di progressivo sradicamento dell’individuo dall’ambiente e di perdita del sé nell’alienazione.  L’avventura (1960) L’eclisse (1962) Deserto Rosso (1964). Anche nel caso di Antonioni il passaggio al colore dilata le possibilità espressive e formali. Per misurarsi con standard internazionali gira all’estero Blow Up Zabriskie point, Professione: repoter.

Elio Petri esordisce, con chiare influenze antonioniane, con l’assassino. Il periodo di maggiore successo si ha con la trilogia che vede Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), La classe operaia va in paradiso (1971) e La proprietà privata non è più un furto (1973).

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.