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Il cinema di Salò


Il centro produttivo viene spostato a Venezia tentando di creare una nuova cinecittà che era stata smantellata dalla guerra e dai tedeschi. Tuttavia ci sono pochissime sovvenzioni e non si crede più nel potere propagandistico del cinema. La prima preoccupazione è quella della ripresa dei Cinegiornali Luce, si tenta di reclutare operatori ed artisti anche non di fede fascista offrendo laute paghe e la promessa di non fare opere propagandistiche; la fede nel fascismo stava calando e non si voleva stare al servizio del regime. L’obiettivo primario dei cinegiornali era lasciare la guerra sullo sfondo ed esaltare cronache sportive o mondane ed a screditare i partigiani; le notizie dal fronte sono evitate e ci si concentra sul fronte interno, le apparizioni del Duce sono sempre più limitate. Vengono anche prodotti una ventina di film con registi di secondo piano che affrontano temi sentimentali, drammatici o commedie. La gestione di Venturini viene duramente attaccata e fin dal dopo guerra  gli studi di Venezia sono smantellati.

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