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Il ritorno della scrittura e del racconto al cinema negli anni ottanta


Nella seconda metà degli anni ottanta si registra un’improvvisa ripresa del lavoro di scrittura di storie; appare una nuova generazione di giovani sceneggiatori, aiutati dalla nascita del premio Solinas che funziona da importante elemento di scoperta dei nuovi talenti. Chi ha esordito in quegli anni ha ben in mente la tradizione di Zavattini, Amidei, Flaiano, Guerra, ma prende anche spunto dai grandi autori del cinema americano. Cerami, Mazzacurati.. Il lavoro di sceneggiatura riacquista la sua necessità e centralità rivendicando spesso l’autonomia autoriale. Gli sceneggiatori lavoravano dunque per valorizzare il cinema d’autore utilizzando fonti di ispirazione eterogenee: cronaca, adattamento e rilettura di testi letterari, ricostruzione di momenti storici. Si sente la necessità di costruire trame impregnate di forte senso civico. Si accostano anche varie autrici che ripropongono la centralità del ruolo dei sentimenti, accostandosi all’infanzia e proponendo i rapporti padri figli. Nelle sceneggiature degli ultimi anni si denota una tendenza a rendere il paesaggio un ruolo di fondale neutro centrando l’attenzione sui personaggi, sui dialoghi ed elementi drammaturgici. Si tenta di definire personaggi eroici nell’antieroismo che tentano di anteporre il bene collettivo all’interesse personale, ma anche figure memorabili negative, nelle sceneggiature di Salvatores in particolare si denota l’attenzione a quelle figure di sbandati, falliti affetti da nostalgie del passato. In contrasto con l’indifferenza totale delle nuove generazioni si propone un nuovo personaggio capace di un eroismo quotidiano che difende semplici valori civili e morali.

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