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Contratti spettatoriali e nuove gestioni del senso per il film contemporaneo

Contratti spettatoriali e nuove gestioni del senso per il film contemporaneo


Il cinema ha sempre stabilito un contratto con lo spettatore, strategie testuali e tattiche fruitive.
Il senso del film si produce dalla relazione (accoppiamento) film e spettatore:
- il testo produce senso per mezzo dell’interprete;
- lo spettatore rimane irretito entro le maglie strutturali della testualità.
I testi producono senso perché sono territori seminati dagli spettatori, ritagliano delle parti del testo in funzione dell’articolazione di significati.
Nel contempo, i testi tendono spesso a sfuggire al modo regolativo con cui lo spettatore li approccia: mirano a depistare il fruitore, a seminarlo e a vincere per distacco nella via del senso. Se abbordiamo i testi assumendoli come un tutto di significazione, ossia come un insieme coerente di significati, ciò dipende solo dal fatto che l’interpretazione si dispone a rein-corporare l’informazione testuale disseminata (il film è di per sé stesso l’emblema della sintesi dell’eterogeneo propria della testualità). Non sempre ogni testo è intrinsecamente coerente.
Il film diviene un’anamorfosi discorsiva e una mise en abyme di mondi possibili in cui si perde all’infinito la loro gerarchia (Mulholland Dr.). Ciò che si patteggia con lo spettatore è la passeg-giata tra questi mondi dove l’uno fa proprio il materiale figurativo dell’altro, sottoponendo ogni cosa a una modificazione identitaria.
Questo cinema è visto come camera di decompressione o di riattivazione di affetti, trova la propria ragion d’essere nella liberazione dalla figuratività stereotipica e dal principio di individuazione. Per esso esistono singolarizzazioni, incontri pregnanti con valori incontaminati da ogni tradizione.

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