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La svolta generativa della linguistica con Chomsky


Il Syntactic Structures e il Cartesian Linguistics di Chomsky suscitarono dibattiti in America e in Europa. Il suo modello fu presentato, fin dalle prime formulazioni, come rivoluzionario. I metodi comportamentistici furono messi in ombra in favore di una concezione più articolata delle capacità cognitive dell’individuo, capacità che trovano sostegno nelle proposizioni dell’innatismo cartesiano.

E’ postulata l’esistenza di una grammatica innata e universale, comune a tutti gli esseri umani che esprime regolarità profonde e soggiacenti all’esecuzione linguistica osservabile. Allo stesso tempo è formulata una distinzione fra competence (la conoscenza da parte del parlante del suo linguaggio) e performance (l’uso attuale del linguaggio nelle situazioni concrete).

Ciascun parlante crea, in ogni situazione, nuove frasi grammaticali e decide, quando ascolta una nuova frase, se questa sia o no grammaticale. L’insieme di queste capacità linguistiche (in gran parte inconsapevoli) è la competenza del parlante nativo. L’esecuzione riflette in modo imperfetto la competenza, solo con l’idealizzazione del parlante-ascoltatore la performance è un suo riflesso diretto. Più che a dati osservabili, la ricerca punta ora alla descrizione degli universali linguistici.

Il linguista è interessato sia a costruire le grammatiche per le singole lingue sia a fornire una teoria generale della struttura linguistica di cui ognuna di queste grammaticale è una esemplificazione. Il termine grammatica è usato sia per fare riferimento alla rappresentazione della teoria della lingua interiorizzata dal parlante, sia alla descrizione linguistica di questa.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA APPLICATA di Domenico Valenza
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PAROLE CHIAVE:

Chomsky