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Gadamer – Dalla leggenda alla letteratura


La viva voce mantiene la prima parola e l’ultima; essa è il compiersi della nostra corporeità e della nostra vitalità. Ciò non diminuisce il significato della scrittura. La diversità dei modi di scrittura va dai caratteri runici e cuneiformi, passando per la scrittura cuneografica e sillabica, fino all’alfabeto.

Ogni scrittura inventata è una scrittura segreta fino al momento in cui non venga accolta da tutti. In ciò essa non è come il linguaggio. La scrittura può essere inventata e solo dopo forse affermar-si. Per contro, una lingua inventata artificialmente, come l’esperanto, non è destinata ad affermarsi.

L’esperanto, faceva sperare il nome, si propose invano di diventare il linguaggio unitario della terra. Per contro sarà possibile che l’alfabeto europeo diventi il linguaggio unitario del futuro. Il motivo di questa differenza è chiaro: a scuola non si impara a parlare, ma a scrivere.

Per passare da questo uso della scrittura a quel che stiamo cercando, vale a dire quel che è il linguaggio è, occorre partire da lontano, risalendo al mythos, a storie tramandate che passano di bocca in bocca, di generazione in generazione, nel libero proliferare della fantasia narrante.
Quando la scrittura si diffuse nella Grecia di allora, il linguaggio divenne letteratura. Il nuovo passo reso possibile dalla scrittura e dunque la nascita della letteratura dischiusero una nuova epoca che offriva nuove possibilità e poneva nuovi compiti. Assumeva ora importanza l’arte della composizione epica. I racconti dovevano essere appassionanti, ma altresì trasmettere agli ascoltatori o ai lettori qualcosa che avesse un significato duraturo e arricchisse il proprio sapere.

Anche quando la leggenda continua ad essere raccontata, serba sempre qualcosa della testimo-nianza di un mondo remoto che nessuno può più documentare. Racconterà di avventure, pericoli, attingendo solo alla propria esperienza ed alla propria fantasia. Ciò conferisce alle storie narrate una sorta di verità, ma non certo l’attendibilità dei testimoni che depongono. E’ come nella vita dei sogni, in cui non ci si attiene ad una logica esatta, eppure linee segrete di senso corrono qua e là.

Solo nell’età moderna l’epica è stata sostituita dal romanzo, che non ricorre più al mondo mitico dei primordi. Da Cervantes a Joyce, non si cantano più le grandi gesta degli eroi. In luogo della composizione epica si canta il lamento dell’umanità e i patimenti subiti per via della società. Tutte queste sono storie che non vogliono essere vere, eppure sono mondi in cui prendiamo dimora.

Ma non è solo l’arte narrativa quella con cui ci accompagniamo. Non siamo solo lettori dei roman-zieri. Ci sono anche le arti plastiche. In esse, c’è qualcosa che viene fuori e in cui ci intratteniamo.
Si potrà dire che un testo o un’opera non rispondono, e che perciò non può darsi un dialogo reale. Gadamer sostiene invece che è proprio il contrario. E’ come se una poesia o un’opera d’arte tenessero sempre nuove risposte e suscitassero sempre nuove domande.

Aristotele definisce il piacere chiamandolo hedoné e intendendolo un atto libero senza ostacoli. Il concetto di piacere è correlato ad ogni tipo di arte come ad ogni libero movimento del pensiero.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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