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Darwinismo sociale ed elitismo nella cultura europea di fine Ottocento – Arno Mayer


L’origine della Specie fu pubblicato nel 1859. Quasi immediatamente, Marx ed Engels elogiarono Darwin per aver eliminato dal campo delle scienze naturali la religione, la metafisica e l’etica. Simultaneamente, i marxisti cominciarono però a criticarlo, in quanto essi ritenevano che l’uomo era soprattutto una creatura sociale e pensante, e che anziché obbedire alle forze cieche della natura egli costruiva la sua propria storia in conformità ai dettami della crescita economica. Inoltre, i marxisti ritenevano che la storia si muovesse in direzione di una società emancipata e priva di conflitti, mentre i darwiniani pensavano che la società fosse condannata ad una condizione di eterna lotta.

Sullo scorcio dell’Ottocento, la lotta organizzata per la sopravvivenza tra le nazioni eclissava ormai i disordinati conflitti in seno alle singole società nazionali. Le vecchie élites furono pronte ad utilizzare il risorgente primato della politica estera ed imperiale per rinforzare le loro posizioni in patria. I conflitti sociali, un tempo glorificati come fonte e segno di vigore, furono ora deplorati perché compromettevano la forza esterna della nazione.

Il darwinismo sociale fornì un sostegno pseudoscientifico alle vecchie classi dominanti. Esso si adattava alla loro mentalità elitaria, nella quale l’idea di disuguaglianza aveva radici profonde. Sia il darwinismo sociale che l’elitismo sfidarono l’illuminismo ottocentesco, in particolare le pressioni per la democratizzazione politica e sociale. In tutta Europa le teorie delle élites servivano dunque come arma nella battaglia contro il livellamento politico, sociale e culturale.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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