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Il regime monetario internazionale dell'UE – Jean-Paul Fitoussi


L’arretramento degli Stati-nazione è in gran parte un dato di fatto: in un regime monetario internazionale nel quale le autorità politiche nazionali non hanno più alcuna influenza non è più possibile usare gli strumenti tradizionali di gestione macroeconomica. La logica attuale della costituzione economica europea induce un’evoluzione naturale verso un’economia sempre più libera, portata avanti da istituzioni europee che non possono scegliere altre direzioni. Ma è questo ciò che desidera la maggioranza dei cittadini delle democrazie europee?

Per quanto siano distinte, la politica della concorrenza e la politica macroeconomica sono connesse, essendo allo stesso tempo complementari e sostituibili. In Europa si assiste ad un acceso dibattito fra coloro che richiedono a gran voce una politica di investimento pubblico a sostegno dell’attività economica e coloro per cui invece la politica appropriata è solo costituita dalla maggiore flessibilità dei mercati del lavoro e dei beni.

La concezione della sostituibilità, d’ispirazione più liberista è perfettamente compatibile con l’architettura istituzionale corrente. Il fatto di avere messo sotto tutela le prerogative fiscali degli Stati e la creazione di un potere monetario indipendente indebolisce la capacità di intervento dell’organo che fa la veci di uno Stato europeo, il Consiglio dei capi di Stato e di governo.

Non occorre essere a favore dell’uno o dell’altro di questi punti di vista per constatare che, rispetto alle modalità organizzative degli Stati che costituiscono l’Unione Europea, il primo si pone in una posizione di continuità mentre il secondo costituisce una rottura. Certo, può succedere che in determinate circostanze le scelte nazionale si avvicinino alla concezione liberista, ma raramente fino al punto di rinunciare allo strumento di assicurazione collettiva della politica macroeconomica.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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