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Nascita del liberismo – W. Mommsen


Nel secolo successivo alla Rivoluzione francese la politica europea era dominata dalla lotta per un nuovo ordinamento costituzionale e sociale. Il liberalismo iniziò l’attacco contro l’ordinamento monarchico vigente e il predominio sociale e politico della nobiltà. Benché quest’ideologia politica incontrasse fin dall’inizio l’opposizione accanita dei ceti dominanti e si trovasse esposta ad aspre critiche, il suo trionfo si rivelò tuttavia inarrestabile.

Il liberalismo era in grado di tacciare i suoi avversari, eterni retrogradi, di sterili reazionari. Più difficile era invece rispondere agli attacchi avanzati contro la dottrina liberale da parte dei primi socialisti, e in particolare, dal 1847 in poi, da Karl Marx. Per quanto il socialismo potesse interessare le élites spirituali d’Europa, dapprima rimase soltanto uno spauracchio e non un pericolo politico reale. Le cose andavano diversamente per un altro rivale del liberalismo: la democrazia radicale. Essa prendeva sul serio il principio della sovranità popolare. Ma i radicali erano ancora troppo deboli. Il liberalismo costituì pur sempre l’unico movimento politico con qualche prospettiva di successo nel contestare la leadership nello Stato ai gruppi aristocratici tradizionali.

Ma questa situazione mutò radicalmente tra il 1880 e 1890, in cui la forza del liberalismo cominciò a diminuire. Con l’ascesa della classe lavoratrice, sorse una nuova forza politica, che mise decisamente in discussione la naturale funzione di guida della borghesia nella vita pubblica e sociale, bollando i suoi privilegi come un’usurpazione. Perciò il liberalismo concentrò da allora in poi tutte le sue energie nella difesa delle posizioni politiche e sociali già conquistate a costo di rinunciare alla parte del suo programma politico non ancora realizzata. A questo proposito si sottolinea, per l’appunto, la crescente discordia fra i suoi esponenti, divisi sulla questione se convenisse limitarsi alla difesa dei principi, oppure se ci si dovesse porre piuttosto alla testa del movimento progressista.

Per il liberalismo europeo fu di scarso conforto il fatto che intorno al 1890 anche il suo antagonista storico, il conservatorismo, fosse completamente sulla difensiva. Benché le forze conservatrici mantenessero, nella maggior parte degli Stati europei, notevoli posizioni di potere, come soprattutto in Russia e nell’impero austro-ungarico, gli argomenti tradizionali dell’ideologia conservatrice stavano perdendo inevitabilmente la loro forza di persuasione. In tale situazione al conservatorismo europeo non rimase altra soluzione se non quella di restare rigidamente attaccato alle sue antiche tradizioni. Negli ultimi decenni prima del 1914 il conservatorismo trovò il suo principale sostegno ideologico soprattutto presso la Chiesa. Tenuto conto delle forti tendenze laiche che si manifestavano in tutt’Europa, si trattava di una alleanza ambigua, che alla fine non tornò a vantaggio né della Chiesa né della conservazione. Ma infine i conservatori si gettarono a corpo perduto nelle braccia del nuovo nazionalismo che dagli ultimi decenni dell’Ottocento aveva cominciato a conquistare i popoli europei.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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