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Denaro come traduttore nella comunicazione


Nelle culture non alfabete il denaro nasce in forma di merce.  Tuttora il circolante mantiene il suo carattere iconico di corrispondenza a una merce. Come ogni altro media è una risorsa naturale, ed è una immagine collettiva l cui status istituzionale dipende dalla società. Il denaro, come mezzo sociale per estendere e amplificare il lavoro in una forma più accessibile e portatile, perse buona parte del suo potere magico con l’avvento della moneta rappresentativa o cartacea. Il denaro è un medium sociale, estensione di un desiderio ed una motivazione interna che crea a livello sociale, dei valori condivisi: es. la moda.
Il denaro è un traduttore è un linguaggio che traduce il lavoro dell’agricoltore in quello del barbiere; in quanto ponte e traduttore, come la scrittura, accelera gli scambi e stringe legami di interdipendenza di ogni comunità. L’uso occidentale del denaro come magazzino e trasformatore del lavoro e delle capacità della comunità è dipeso da una lunga assuefazione alla parola scritta e dal potere di specializzare, delegare e separare funzioni di quest’ultima.
La progressiva iconicità (merce-carta-credit card) del denaro rende sempre più evidente lo scambio commerciale come movimento di informazione. La moneta cartacea, basata sulla tecnologia della stampa, si è specializzata staccandosi dall’antica funzione del denaro come magazzino di lavoro a quella del denaro come trasmettitore da un tipo di lavoro ad un altro.
Il denaro non è un sistema chiuso, non esaurisce in se stesso il suo significato ma ha la possibilità di sostituire un tipo di cosa ad un altro.

Tratto da STORIA E STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE di Asia Marta Muci
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