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La tecnica del gioco


Melanie Klein fu la prima ad applicare la tecnica della psicoanalisi ai bambini in maniera sistematica (Freud non aveva mai lavorato direttamente con bambini e anche nel caso più famoso di analisi infantile, quella del piccolo Hans, l'analisi fu condotta dal padre di Hans). Tutta la sua teoria si basava sulle fantasie che i bambini mettevano in atto durante il gioco --> mette a punto la tecnica del gioco (tutt'oggi ancora utilizzata): la stanza in cui avviene il lavoro analitico è arredata in modo che il bambino possa muoversi liberamente ed esprimere la sua aggressività (che secondo la Klein è un aspetto innato nei bambini), inoltre sono presenti materiali adatti ai giochi (detti “di finzione”) --> erano presenti: un divano con piccoli cuscini, un lavandino con acqua corrente, recipiente, stracci puliti, “su un tavolo basso sono disposti giocattolini piuttosto semplici: ometti e donnine di legno, carrozzine, automobiline, treni, animali”. I giocattoli non devono veicolare significati prestabiliti (esempio: la Klein forniva piccole statuine di maschio e femmina, ma non avevano significati prestabiliti), ma il bambino deve potervi proiettare liberamente le sue fantasie inconsce. Inoltre i giocattoli dovrebbero essere piccoli come gli oggetti nella sua fantasia (perché così il bambino poteva pensare agli oggetti del mondo esterno come equivalenti degli oggetti che aveva nella sua fantasia --> in termini tecnici: gli oggetti della realtà esterna simboleggiavano gli oggetti della realtà interna). Scrive: “anche un bambino inibito al gioco (l'inibizione al gioco è segno che nel bambino sussiste qualche problematica, dato che il gioco è una modalità spontanea e naturale del bambino) darà almeno un'occhiata ai giocattoli e li toccherà; il modo con cui comincerà a giocare con essi o li metterà da parte, il suo atteggiamento generale verso di essi, mi consentiranno ben presto di gettare un primo sguardo sulla sua vita psichica”. “Nel gioco il bambino agisce invece di parlare (che era invece il compito dei pazienti nevrotici di Freud). L'azione, che è più primitiva del pensiero e della parola, costituisce la parte prevalente del suo comportamento” --> la tecnica del gioco è dunque l'equivalente delle libere associazioni freudiane.

“Nel gioco i bambini riproducono simbolicamente (nei pazienti di Freud erano i sintomi, i lapsus, i sogni eccetera ad essere simbolici) fantasie, desideri, esperienze. Nel farlo si servono dello stesso linguaggio e della stessa forma di espressione arcaica e filogeneticamente acquisita che ci è ben nota dai sogni. Noi possiamo capire completamente ciò che i bambini esprimono con il gioco solo se lo affrontiamo con il metodo elaborato da Freud per svelare i sogni. Il simbolismo entra però soltanto in parte nel gioco; se vogliamo comprendere giustamente il gioco dei bambini nel suo rapporto con tutto il loro comportamento nell'ora di analisi, dobbiamo tener conto non solo del simbolismo che di solito si rivela chiaramente nei loro giochi, ma di tutti i mezzi di rappresentazione e di tutti i meccanismi utilizzati nel lavoro onirico (cioè nel gioco non ritroviamo solo i simboli, ma anche tutti i meccanismi del sogno, cioè spostamento, condensazione, raffigurabilità plastica, i quali deformano le fantasie inconsce che poi vengono manifestate nel gioco); e dobbiamo tenere sempre presente la necessità di prendere in esame tutta l'interconnessione dei fenomeni (cioè la necessità di fare delle interpretazioni)” --> se il gioco esprime le preoccupazioni, i conflitti, le paure, le fantasie del bambino, la tecnica della Klein consiste nell'analizzare il gioco esattamente come si analizzano i sogni e le libere associazioni, e poi proporre delle interpretazioni rispetto a ciò che il bambino sta facendo --> quindi si interpretano le fantasie, i conflitti e le difese del bambino, e anche i disegni e le relative associazioni (che sono rivelatori di ciò che sta avvenendo nel suo mondo psichico, in termini Kleiniani “realtà interna”). Obiettivo di questa tecnica: come nell'adulto è quello di far affiorare alla coscienza i conflitti inconsci.

Una particolare attenzione viene data al transfert, sia positivo (l'analista rappresenta una figura positiva per il paziente), sia negativo (l'analista rappresenta una figura negativa per il paziente).
“la variabilità di situazioni emozionali che possono essere espresse da attività di gioco sono illimitate: ad esempio, sensazioni di frustrazione o di essere rifiutati (Freud parlava di frustrazione dei bisogni pulsionali, mentre la Klein mette la frustrazione e il rifiuto sullo stesso piano, quindi a un livello interpersonale, che descrive la relazione con l'oggetto); la gelosia rispetto alla madre e al padre o di fratelli e sorelle (gelosia edipica); l'aggressività che accompagna la gelosia; il piacere di avere un compagno di gioco e alleato contro i genitori; sentimenti di amore e odio (non parla di pulsioni di vita e di morte, ma di amore e odio, che sono delle emozioni rivolte verso un oggetto, e non pulsioni che derivano dall'ES --> per la Klein amore e odio sono le emozioni fondamentali della vita psichica del bambino) verso il neonato o il bambino atteso, così come l'angoscia seguente, colpa e il desiderio di riparare. Troviamo anche nel gioco del bambino la ripetizione (coazione a ripetere) di esperienze attuali e dettagli quotidiani, spesso mescolate con le sue fantasie (il mondo interno delle fantasie si mescola con il mondo esterno della realtà)”
 
Angosce e conflitti possono permeare tutte le attività e tutta la realtà del bambino --> esempio clinico di Fritz: pur riuscendo a capire benissimo le divisioni, non era in grado di calcolarle correttamente, perché nella sua fantasia fare una divisione è come aggredire la mamma (l'abbassare il numero per fare la divisione per lui equivale a spingere verso il basso il braccio della madre fino a staccarglielo). «Fritz aveva una marcata inibizione nel fare le divisioni, e qualsiasi spiegazioni rimase senza successo, anche se sembrava capirle, le sbagliava sempre.

Un giorno mi disse che nel fare le divisioni, doveva prima trascinare in giù il numero richiesto, e quindi lui si arrampicava in su, lo prendeva per il braccio e lo tirava in giù…ma sicuramente non era piacevole per il numero- era come se sua madre stesse in piedi su una roccia alta 13 iarde e qualcuno venisse, la prendesse per il braccio, strappandoglielo, dividendola in due»

Esempio clinico di Peter: «Proprio all'inizio della prima ora di analisi, Peter prese le carrozze e le automobili e le dispose, prima in fila indiana e poi una accanto all'altra, alternando varie volte tale disposizione. Scelse poi due cavalli con carrozza e, facendoli urtare tra loro, in modo che le zampe dei cavalli battessero insieme, disse: “Ho un nuovo fratellino che si chiama Fritz”. Gli domandai che cosa facessero le carrozze. Mi rispose: “Non è bello”, e smise di farle urtare una contro l'altra, ricominciando però ben presto. Quindi sbatté insieme come prima due cavallini. Allora gli dissi: “Senti, i cavalli sono due persone che si scontrano”. Dapprima disse: “No, non è bello”, ma poi ammise: “Sì, sono due persone che si scontrano e adesso vanno a dormire”. Coprì quindi i cavalli con i cubi dicendo: “Ora sono proprio morti, li ho sepolti».

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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Melanie Klein