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Gli approcci allo studio della comunicazione


Gli approcci allo studio della comunicazione sono:

1. Approccio matematico = considera la comunicazione come una trasmissione di informazioni, si concentra sul contenuto che viene passato da una mente all'altra, la base della concezione matematica della comunicazione è la forma digitale dell'informazione. Gli elementi della trasmissione delle informazioni sono: fonte (= emittente), codice, canale, destinatario, rumore (= possibilità di distorsione dell'informazione, può essere di carattere fisico/emotivo/di scarsa motivazione a farsi capire o voler capire l'altro/distorsioni cognitive come pregiudizi/conoscenze schematiche). Il limite dell'approccio matematico è l'impossibilità di concepire il passaggio delle informazioni in termini meccanici e viene trascurato l'aspetto dell'interpretazione.

2. Approccio semiotico = considera la mente come la capacità umana di interrogarsi sui segni, l'interrogativo principale è comprendere come la mente umana possa scoprire l'aspetto familiare del simbolo. La decifrazione del significato oscurato dal simbolo è resa possibile dalla mediazione di una referenza (= rappresentazione mentale). La comunicazione contiene sempre di più di ciò che viene detto (chi ascolta va sempre oltre all'informazione data).

3. Approccio pragmatico = pone al centro della sua attenzione il rapporto tra testo e contesto, viene presa la teoria di Austin secondo cui ogni comunicazione può essere considerata come un'azione che si svolge su tre livelli: atto locutorio (= atto del dire, pronunciare le parole), atto illocutorio (= atto compiuto nel dire, domanda/affermazione), atto perlocutorio (= atto compiuto per mezzo del dire, effetto ottenuto). Comprendere l'azione svolta da un testo comunicativo significa metterla in relazione con il contesto in cui si svolge. Una parte importante dell'esperienza umana di apprendimento di competenze nella comunicazione è familiarizzare con i diversi contesti e a livello comunicativo, il contesto globalizzato attuale facilita il passaggio da una mente monoculturale (= abituata a decifrare contesti comunicativi presenti in una sola cultura) a una mente multiculturale (= che può agire nell'ambito di contesti comunicativi culturalmente diversi). Solo certi contesti consentono alla comunicazione di diventare una cooperazione, seguendo il modello di Grice, l'azione di chi comunica dovrebbe seguire alcune massime: massima di quantità (= dire il numero giusto di informazioni, né troppe per non creare confusione e né poche per non essere sfuggenti), massima di qualità (= dire solo ciò che si pensa sia vero, non si deve mentire), massima di modo (= essere chiari/ordinati/schematici), massima di pertinenza (= dire quello che riguarda il tema che si sta trattando, senza sviare l'argomento).

4. Approccio psicologico = considera più in profondità come la comunicazione esprime uno scambio di contenuti e il tipo di relazione in cui si trovano gli interlocutori. Il modello teorico che affronta questo tema è stato sviluppato dalla Scuola di Palo Alto in California, formata da un gruppo di ricercatori che studiano la comunicazione umana in generale, secondo questa scuola ogni comunicazione esprime uno specifico messaggio (= contenuto) e il tipo di relazione (= posizione dominante o dominata, simmetrica o complementare). Il primo gruppo della Scuola di Palo Alto era guidato da Bateson ed espone la teoria del doppio legame: il doppio legame è una situazione comunicativa tra due persone legate da un rapporto affettivo in cui vengono inviati contemporaneamente due messaggi tra loro incongruenti: uno a livello verbale (attraverso le parole) e l'altro a livello non verbale (attraverso i gesti, i toni di voce ecc.). La persona destinataria del messaggio non è in grado di decidere quale dei due livelli sia da considerare valido. Il secondo gruppo è diretto da Jackson e ha come obbiettivo quello di applicare la scoperte relative alla comunicazione umana al campo della psicoterapia. Nell'impostazione della Scuola di Palo Alto, lo studio dei processi che si svolgono all'interno della psiche passa in secondo piano e la riflessione dello psicologo si concentra sull'osservazione e l'analisi dei comportamenti. Il centro dell'interesse si sposta dal singolo alla relazione tra le parti all'interno di un sistema più vasto e lo studioso del comportamento umano passa dall'analisi deduttiva della mente all'analisi delle manifestazioni osservabili nella relazione e il vincolo di tali manifestazioni è la comunicazione. 

“La pragmatica della comunicazione” è un testo di Jackson, Beavin, Warzlawick e si propone di delineare un modello del funzionamento delle interazioni umane che si applicano nella comunicazione quotidiana, non solo la comunicazione influenza il comportamento, ma ogni comportamento è comunicazione. Gli individui non trasmettono semplicemente informazioni, ma interagiscono in modo continuo e reciproco.
Gli autori definiscono la comunicazione caratterizzata da una serie di proprietà semplici che hanno fondamentali implicazioni interpersonali, ossia i 5 assiomi:
• primo assioma = è impossibile non comunicare.    
• secondo assioma = ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi meta-comunicazione.
• terzo assioma = la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
• quarto assioma = gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico (linguaggio numerico= comunicazione verbale) che con quello analogico (linguaggio analogico = comunicazione non verbale).
• quinto assioma = tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull'uguaglianza o sulla differenza.
L'approccio della Scuola di Palo Alto arriva a far coincidere la comunicazione con l'esistenza stessa della persona ma a questo approccio si oppone una definizione che considera la comunicazione come una forma di interazione interpersonale che cerca di trasmettere intenzionalmente un messaggio all'altro e che non riesce se l'altro non si pone intenzionalmente in ascolto.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Emma Lampa
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