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Il bilancio della tragedia. Gli ebrei in Italia dopo il 1945.


La liberazione dal fascismo e dall’occupazione tedesca comportò dappertutto anche la ripresa della vita dell’ebraismo italiano. Dappertutto sul territorio liberato tra i primi atti del governo militare alleato vi fu la riapertura delle comunità israelitiche e del tempio.
L’abrogazione automatica delle leggi razziali fu in buona parte riservata ai principi generali. Non vi fu alcun atto solenne che riconoscesse il torto commesso dallo stato italiano ai danni di tanti cittadini e tanti individui anche a di fuori della cittadinanza; Bisognò arrivare al 20 Gennaio 1944 perché il governo Badoglio adottasse il primo provvedimento abrogativo generale.
La fine dell’incubo non costituì automaticamente la fine delle traversie materiali, individuali o familiari, soprattutto per i molti che non trovarono più le case che avevano dovuto abbandonare. Gli effetti della persecuzione non si potevano esaurire con la Liberazione. Non pochi ebrei partirono volontari dall’Europa per combattere al fianco i Israele nella prima guerra contro gli arabi. Soltanto nel 1998 il governo italiano, conformandosi a un quadro di iniziative internazionali, ha provveduto a insediare una Commissione per “la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismo pubblici e privati”. Nell’aprile del 2001 la Commissione presieduta dall'onorevole Tina Anselmi ha consegnato un “Rapporto Generale”.

Tratto da IL FASCISMO E GLI EBREI di Antonino Cascione
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