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Disturbo della condotta


Si caratterizza per una modalità ripetitiva e persistente di comportamento antisociale, aggressivo e provocatorio. I comportamenti specifici possono essere: una condotta aggressiva che causa o minaccia danni fisici ad altre persone o animali, una condotta non aggressiva che causa perdita o danneggiamento della proprietà, frode o furto, gravi violazioni di regole. Tali comportamenti devono rappresentare una modalità persistente, osservata nei 12 mesi precedenti, e devono causare una compromissione significativa del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo. Il DSM IV stabilisce l'esistenza di 2 sottogruppi in base al periodo d'esordio (nella fanciullezza, nell'adolescenza) perchè l'esordio precoce si associa in genere ad una prognosi più negativa.
L'ICD-10 introduce delle sottocategorie diagnostiche: 1) disturbo della condotta limitato al contesto familiare: questo quadro sembrerebbe non avere una prognosi estremamente negativa; 2) disturbo della condotta con ridotta socializzazione; 3) disturbo della condotta con socializzazione normale; 4) disturbo oppositivo provocatorio: viene distinto in base all'assenza di un comportamento che violi le leggi e i diritti fondamentali degli altri.
Si riscontra con maggiore prevalenza nei maschi sotto i 18 anni. La frequenza del disturbo è maggiore nelle famiglie con un genitore che presenta un disturbo antisociale ed è più comune nei figli di genitori biologici con dipendenza da alcol, disturbi dell'umore o schizofrenia, o di genitori con una storia di disturbo da deficit di attenzione iperattività o di disturbo della condotta.

Tratto da MANUALE DI PSICOPATOLOGIA DELL’INFANZIA di Salvatore D'angelo
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