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Psicodinamica e psicopatologia


Tutte le attuali concettualizzazioni del temperamento hanno in comune l'assunto secondo cui i bambini hanno predisposizioni biologiche a reagire agli eventi ambientali ed all'esperienza affettiva in maniera unica, e che queste differenze intrinseche influenzano lo sviluppo di pattern relativamente stabili di comportamento interpersonale. Le variazioni temperamentali si ritiene siano influenzate e alterate dalla matrice di caregiving, e l'esperienza interattiva si presume influenzi la biologia dello sviluppo. Lo stabilirsi precoce di tali pattern influenza infatti lo sviluppo dei percorsi neurali nel cervello, sostenendo l'elaborazione di quei circuiti che sono attivati ripetutamente nell'infanzia. I disturbi della regolazione possono rappresentare l'estremo atipico delle normali variazioni nel temperamento o nella reattività del S.N.C.
Si presume, comunque, che pattern di irritabilità e reattività elevata siano modificabili, almeno in parte, da una relazione di caregiving sensibile e che esperienze positive di regolazione reciproca influenzino lo sviluppo del cervello e la personalità. La psicodinamica dei disturbi della regolazione deve essere inquadrata mettendo in luce la presenza diffusa, fin dalla nascita, delle predisposizioni del neonato all'autoregolazione ed ai processi di regolazione reciproca con il caregiver. Nel sistema neonato-caregiver sano, un'organizzazione è già consolidata dal 4°-6° giorno, il che significa che il neonato apprende dalla notte al giorno. La predisposizione all'autoregolazione si può osservare nella strutturazione relativamente rapida dei cicli sonno-veglia e nel raggiungimento dell'omeostasi fisiologica fin dai primi mesi. Lo sviluppo di una coerenza sempre più complessa sarà in seguito il risultato di un sistema di cure contingente allo stato, che crea il contesto perchè il neonato sia un'agente della propria autoregolazione.
L'interazione madre-bambino può essere equiparata, in questo senso, ad un sistema biologico, che si struttura in accordo con il principio dell'organizzazione e della regolazione, secondo il quale un sistema vivente è una struttura organizzata e finalizzata a che tende a mantenersi attraverso meccanismi di autoregolazione contemporaneamente orientati alla conservazione di un equilibrio dinamico ed alla progressione verso un'organizzazione di complessità crescente. A partire da tali presupposti, l'elasticità della regolazione si caratterizza come il parametro fondamentale su cui valutare sia lo sviluppo normale che la patologia.
Seguendo questa prospettiva, alcuni autori hanno proposto di valutare i disturbi relazionali della prima infanzia facendo riferimento ai modelli di regolazione osservabili nella diade madre-bambino. Si può parlare così di iper-regolazione, quando risposte intrusive ed insensibili non permettono al bambino di segnalare il suo stato, di dare inizio all'interazione o di esservi attivamente partecipe; di iporegolazione, quando si osserva una mancanza di risposte adeguate e sincroniche che non permettono al bambino di modulare i suoi stati affettivi basandosi sulla regolazione reciproca; di regolazione inappropriata o irregolare, quando i tempi della risposta non sono in sincronia con i segnali del bambino o si osserva un'oscillazione dall'iporegolazione all'iper regolazione, e questo produce interazioni negative ed esiti disforici per il bambino.
Va detto che il bambino possiede, fin dai primi mesi, una serie di comportamenti precoci che hanno una funzione difensiva rispetto all'eccesso o alla carenza di un'adeguata regolazione reciproca: tali comportamenti hanno in comune la funzione di mascherare e regolare gli affetti negativi e di evitare le esperienze dolorose che sono state prodotte dal fallimento del ruolo protettivo del caregiver primario. Essi sono: l'evitamento, il freezing, il fighting, la trasformazione dell'affetto, il reversal.
Una delle formulazioni più esaustive sui comportamenti auto ed eteroregolativi tra madre e bambino è quella formulata da Tronick. Secondo il “modello della regolazione reciproca”, il bambino ha il doppio compito di regolare il suo stato emozionale ed il suo impegno nell'interazione diadica con il caregiver in tutti quei momenti che rappresentano delle rotture o dei cambiamenti dello stato interno, come, ad es., l'emergere della fame o l'eccessiva stimolazione esterna. Per affrontare queste difficoltà il bambino può usufruire di una serie di comportamenti che hanno la funzione di regolare lo stato emozionale riducendo il suo impegno con l'ambiente esterno, cioè diminuendo la sua recettività percettiva come, ad es., con il ritiro o l'evitamento, e sostituendolo con comportamenti di autostimolazione ed autoconsolazione, come succhiare il pollice, toccarsi il viso o dondolarsi. Tali capacità all'inizio sono immature e limitate, e il bambino ha bisogno di capacità regolative aggiuntive che gli vengono fornite dalla madre. Contemporaneamente, il bambino è in grado di utilizzare comportamenti di regolazione diretti all'altro, come il sorriso per segnalare alla madre di continuare un'interazione o il pianto per interrompere un comportamento inappropriato, che hanno lo scopo ultimo di raggiungere uno stato emozionale positivo condiviso. Quando la madre risponde appropriatamente a queste espressioni regolative del bambino, il bambino è in grado di mantenere una regolazione di sé e dell'interazione e vengono così generate emozioni positive. Il sistema di regolazione del bambino è quindi un sistema diadico che dipende sia dal bambino che dalla madre.

Tratto da MANUALE DI PSICOPATOLOGIA DELL’INFANZIA di Salvatore D'angelo
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