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Il Caso di Anna Freud


Da scritti privati - scrive di aver avuto durante l'infanzia e da giovane adulta sentimenti intensi di vergogna e di essere futile. Nella famiglia aveva la reputazione di essere una bambina ‘insaziabile' (frustrata nei suoi bisogni di affetto, perché non sta avendo ciò di cui ha bisogno; “avida” secondo la Klein). Non si sentiva riconosciuta con l'eccezione della tata. Nella prima adolescenza ha avuto una breve esperienza di essere d'interesse, quando si fece analizzare dal padre. Scrive che durante l'adolescenza tentava di rassicurarsi tramite manifestazioni sessualizzate, fantasie di essere picchiata ecc. tentò anche di proteggersi dal senso di vulnerabilità, rinunciando ai propri desideri, vivendo tramite gli altri.

L'interpretazione è che ha avuto un deficit di ambizione e mete idealizzanti (che non fossero quelle paterne): non è stata in grado di sviluppare le proprie mete.

La Burlingham (collaboratrice di Anna Freud) diventò fondamentale per Anna F., - si scrissero lettere in cui si chiamavano gemelle.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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