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Kohut (psicologia del sé)


“il bambino non è dipendente, attaccato o debole, ma indipendente, assertivo e forte- egli è psicologicamente completo finché è in grado di respirare l'ossigeno psicologico fornitogli dal contatto con gli oggetti-sé che rispondono empaticamente…”

Heinz Kohut nacque a Vienna da genitori Ebrei. Ha accompagnato un gruppo di circa 130 Ebrei su un treno per Chicago, dove è rimasto per il resto della sua vita, per fuggire insieme dai Nazisti.

Sua madre si è convertita al Cristianesimo quando lui era ormai adulto. Aveva delle difficoltà rispetto alla propria omosessualità. Era un po' narcisista.

Pian piano si allontana dalla psicologia freudiana classica e sviluppa la propria teoria.

Kohut afferma che la patologia sia cambiata dai tempi di Freud, anche a causa del cambiamento della società.

Uomo colpevole = uomo in conflitto con le proprie istanze.

Le patologie erano tragiche, in quanto comportavano dei sensi di vuoto, dei sensi di non avere un'identità stabile e una fragilità interna.

Kohut studia i pazienti narcisistici.

Kohut era psichiatra e neurologo, e successivamente si è formato psicoanaliticamente con gli psicologi dell'Io.

CASO DI KOHUT


Lavorava con una giovane paziente, la signora F., di circa 25 anni, con la quale il trattamento era diventato difficile, 'statico'. F. era venuta in cura per una serie di vaghe insoddisfazioni, non sintomi specifici. Era attiva nella sua carriera, aveva una vita sociale, e aveva avuto una serie di compagni, ciò nonostante si sentiva 'diversa' dagli altri, 'come isolata'. Soffriva di cambiamenti di umore improvvisi, associati a un'incertezza cronica: pensava che i suoi pensieri e le sue emozioni non fossero 'reali'. (ricorda Winnicott)
Sembrava che cercasse relazioni con gli altri, allo scopo di alleviare questi stati affettivi.

Nelle sedute si era sviluppato un pattern, frustrante  sia per Kohut che per F, difficile da capire. F tendeva ad iniziare le sedute amichevolmente, parlando del lavoro, delle amicizie, dell'uomo del momento. Normalmente, intorno a metà seduta, F si arrabbiava violentemente (rabbia narcisistica) con Kohut per 'i suoi silenzi', e per il fatto 'che non le dava alcun sostegno'. Inizialmente Kohut ne era scioccato, poi nel tempo, aspettava le invettive. Formulava interpretazioni transferali edipiche, che però non sembravano essere utili. Di solito la paziente si arrabbiava ancora di più.

Col tempo, Kohut, si accorse che se riassumeva o semplicemente ripeteva ciò che aveva detto la paziente, F. tendeva a calmarsi. Se andava oltre, F. 'con tono di voce acuto', lo accusava di distruggerla, e di rovinare il lavoro fatto fin ora. F. sembrava richiedere una risposta specifica.

Un giorno Kohut 'avvertì' che quel tono acuto di F. gli ricordava quando i bambini sono convinti di aver ragione a tutti i costi. Ipotizzò, che F. non avesse potuto esprimere quei bisogni da bambina. Forse F. stava mettendo in atto delle richieste infantili specifiche, che non erano state soddisfatte, ma frustrate. F. necessitava di risposte empatiche alle sue capacità e ai suoi desideri di essere approvata, di apprezzamenti, di una sorta di eco. Per la prima volta si vede emergere il discorso sull'autostima.

Coniò il termine “bisogno di rispecchiamento' che nel caso di F. sembrò legato al suo bisogno di aumentare l'autostima.
Con questa paziente K. aveva spesso avvertito un senso di 'noia', trovava che i suoi pensieri vagassero (sta descrivendo il contro-transfert: nota che i pensieri divagano e si trova immerso nella noia; si tratta di emozioni che prova quando si trova con la paziente). Ipotizzò che fosse dovuto al modo in cui F. di solito si relazionava a lui- doveva svolgere una funzione psicologica.

Era necessario comprendere piuttosto che spiegare.

BASI

Basa la sua clinica su pazienti narcisistici.

Scrive nel 1977 un libro intitolato “La guarigione del Sé”, in cui sostiene che le sue osservazioni non sono integrabili con il modello pulsionale freudiano.

Definisce il proprio approccio come Psicologia del Sé, in cui il Sé è l'elemento base dell'apparato psichico, “un centro di iniziative e un contenitore di impressioni”: è la mente. Esso è richiesto per sviluppare relazioni con gli altri. È il nucleo della personalità. Kohut non tenta nemmeno di collocarlo rispetto all'Io e all'Es.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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