Skip to content

Limiti metodologici nell’uso delle misure diagnostiche


E’ attualmente in corso un dibattito sui limiti metodologici nell’uso delle misure diagnostiche che si incentra soprattutto sull’importanza di controllare il rischio di incorrere in “falsi positivi” e “falsi negativi”. Inoltre, se si ricorre alle misure diagnostiche ponendo un’eccessiva attenzione al piano dei sintomi e dei segni, si può produrre un’artificiosa demarcazione tra normale e anormale. Su questi aspetti, il dibattito si complica quando si considera il problema della diagnosi nell’adolescenza, in cui è fondamentale considerare la dimensione dello sviluppo.
Un ulteriore problema nasce dal considerare le connessioni tra la psicopatologia manifesta e la psicopatologia latente.
Per quanto riguarda la metodologia della classificazione in età evolutiva occorre precisare che il modello categoriale si limita all’identificazione della presenza/assenza di sintomi e quadri sindromici e dicotomizza variabili continue; mentre il modello dimensionale amplia lo spettro della valutazione a tutte le dimensioni del funzionamento individuale, per verificare quale dimensione è compromessa, quali sono i gradi di rischio e quali sono le dimensioni sane.
Per raggiungere una migliore accuratezza nella valutazione clinica e nella diagnosi è importante considerare, oltre ai sintomi, il problema della limitazione, dello stress e della sofferenza connessi all’esperienza soggettiva e interpersonale.

Tratto da PSICOPATOLOGIA DELL'ADOLESCENZA di Antonino Cascione
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.