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Empatia tra fattori di personalità e relazionali


I fattori di personalità sono considerati da Vreeke e Van der Mark quelle caratteristiche interne che restano stabili nei diversi contesti. L’influenza dei tratti di personalità sarà diversa a seconda che si interagisca con qualcuno che non si conosce o con qualcuno che si conosce.
I fattori relazionali dipendono dalle esperienze relazionali che abbiamo vissuto. Tra i fattori relazionali, un peso notevole è svolto dalla relazione genitore-bambino. In particolare, se i genitori sono stati a loro volta empatici con i figli e se, nella loro educazione e nel loro modo di prendersi cura dei bambini, hanno dato importanza al comportamento che si ha verso qualcuno in difficoltà, allora i bambini percepiranno il legame con i genitori come sicuro, si apriranno con fiducia al mondo e saranno più empatici con gli altri.
Nel momento in cui si percepisce lo stato emotivo di un altro, ad esempio la tristezza, i comportamenti possibili sono aiutarlo o mettere in atto strategie di evitamento. La scelta di propendere per un comportamento o per l’altro è mediata, secondo gli autori, dall’intervento di due sistemi di controllo: quello di giudizio e quello di regolazione delle emozioni.
Il sistema di giudizio fa sì che ci si possa interrogare e, quindi trovare delle risposte, circa il proprio personale ruolo e le proprie responsabilità nelle diverse situazioni sociali. Il sistema di regolazione delle emozioni serve a guidare la capacità di controllare le proprie emozioni. Nella risposta empatica, il fatto di osservare le emozioni in un altro fa sì che noi viviamo la stessa emozione che l’altro vive e, in alcuni casi, può capitare di non essere in grado di gestirla. Solo se riusciamo a gestire il nostro vissuto emotivo saremo in grado di aiutare l’altro in difficoltà.

Come in altri modelli multidimensionali, anche in quello di Vreeke e Van der Mark, le componenti affettive e cognitive si integrano, dando luogo a risposte empatiche sempre più mature. In particolare, gli autori sostengono che gli stadi di sviluppo dell’empatia partano dal contagio emotivo, passino per l’emozionalità parallela e arrivino infine all’emozionalità reattiva. Solo quest’ultima forma di empatia è considerata dagli autori compiutamente una forma di empatia, poiché si inserisce nel contesto dialogico della comunicazione. Vreeke e Van der Mark, infatti, inseriscono l’empatia in una dimensione comunicativa e considerano la risposta empatica come la reazione al bisogno particolare che l’altro esprime. L’empatia con emozionalità reattiva motiva il comportamento prosociale, perché porta a capire il punto di vista dell’altro, a condividere la sua sofferenza, a preoccuparsi per lui e, quindi, a cercare di offrirgli conforto, interpretando la sua sofferenza come una richiesta d’aiuto.

Tratto da CHE COS'È L'EMPATIA di Anna Bosetti
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