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Gli elementi della religione e le forme di culto


Wallace, oltre a dare una definizione di religione, individua anche una serie di elementi che non sono caratteristici di tutte le religioni ma che ritornano in alcune di esse:
1) la preghiera: consiste in un modo culturalmente definito di rivolgersi a spiriti, antenati, divinità, ecc. Può essere individuale o collettiva ed è spesso accompagnata dall’uso di sostanze speciali, quali profumi e incensi, ecc.; può svolgersi in un luogo qualunque o in uno destinato al culto.
2) la musica: la musica e il canto costituiscono parte integrante di molte cerimonie religiose. In molte circostanze, la musica consente uno stato emotivo che favorisce il senso di comunione tra i partecipanti oppure, come accade in altre circostanze, produce stati di trance che permette, in alcuni culti, ai fedeli di entrare in contatto con gli esseri spirituali.
3) la prova fisica: tutte le religioni implicano che i fedeli si sottopongano a prove fisiche, che possono variare dalla semplice astinenza da cibi e bevande in alcuni periodi prestabiliti, sino all’automortificazione e all’autotortura.
4) l’esortazione: caratteristica di una religione è la presenza di individui che si rivolgono ad altri per facilitare il contatto di questi con le forze soprannaturali (profeti, sacerdoti, guide spirituali, guaritori)
5) la recitazione del codice: tutte le società prevedono una concezione compiuta del mondo o dei rapporti degli esseri umani con il mondo ultrasensibile. Le attività religiose si articolano in riferimento a tali concezioni evocandone spesso alcuni aspetti in formule, preghiere, o, come accade nelle religioni con testi sacri, con la recitazione, la lettura e il commento di questi ultimi (Bibbia, Vangelo, Corano, …).
6) mana: parola di origine melanesiana con cui gli antropologi hanno indicato un’idea di sostanza invisibile, o forza soggetta ad essere manipolata dagli uomini. Il mana è una forza che permea le cose sacre in Polinesia, ma, questo termine, se utilizzato in senso più ampio, come elemento che ricorre anche in altre religioni, si riferisce a tutti i tipi di forza di cui certe cose sono dotate (ad esempio, la forza che i cattolici attribuiscono all’acqua di Lourdes).
7) il tabù: con la parola polinesiana tapu gli antropologi hanno voluto indicare tutte le proibizioni relative agli esseri animati o a cose speciali, ad esseri che sono portatori di mana. Per estensione, la parola tabu fa riferimento a tutte quelle cose vietate in quanto sacre.
8) il convivio: mangiare e bere: la condivisione di un pasto fa parte del cerimoniale di molti culti religiosi.
9) il sacrificio: tutte le religioni prevedono offerte alle potenze invisibili, che siano forze della natura, divinità o spiriti. Il sacrificio può essere simbolico ma anche effettivo.
10) la congregazione: la riunione degli individui in occasioni particolari come messe, pellegrinaggi, funzioni, sacrifici, processioni sembra essere una costante in tutte le forme di religione.
11) l’ispirazione: forma di relazione tra la propria disposizione religiosa e l’intervento di una potenza ultrasensibile.
12) il simbolismo: le religioni vivono grazie a dei simboli che ne veicolano i concetti e suscitano nei credenti determinate rappresentazioni e che servono a condurre le stesse cerimonie religiose, sia sul piano pratico che concettuale.

Tratto da ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE di Anna Bosetti
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