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Danzamovimentoterapia e narrazione


Un’anfora da riempire
Comincio a pensare come integrare il laboratorio con un dispositivo narrativo che possa aprire a nuove dinamiche di gruppo. Parto dalla mitologia greca: racconti antichi, patrimonio di una cultura che appartiene a ognuno di noi, fatta di personaggi e storie archetipiche, costituiscono lo sfondo integratore, il filo di continuità, che ogni bambino può idealmente tenere in mano e articolare anche fuori dallo spazio laboratoriale.
Il secondo livello del dispositivo è la dimensione autobiografica: il racconto personale, in cui i miti si incarnano in una narrazione fatta di corpo-azione-sguardo, ma anche disegno-colore-parola. Per renderla possibile è necessario condurre ogni bambino alla scoperta di diversi codici espressivi. Il laboratorio si presenta con una modalità mista di lavoro, dove elementi di danza contemporanea, training teatrale, danza terapeutica, giochi di cooperazione, scrittura autobiografica si alternano, in un rituale interno a ogni incontro, in modo che ciascun bambino abbia la possibilità di attingere da un alfabeto di canali espressivi delle “informazioni” per creare delle “frasi proprie” e di gruppo. I racconti individuali, infine, si intrecciano nel racconto della classe, storia di un gruppo qui e ora, basato sulla condivisione e sullo scambio dell’esperienza

Tratto da I LABORATORI DEL CORPO di Anna Bosetti
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