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Insegnare la scienza ai bambini


Per noi adulti, molte delle cose che sappiamo ci sembrano ovvie, scontate, evidenti. Quando ci guardiamo intorno vediamo quello che sappiamo, ci accorgiamo prevalentemente di quello che ci aspettiamo di vedere e lo spieghiamo in primis con le categorie possedute, in base all’esperienza passata e alle aspettative attuali. Qualche volta, a dire il vero, neanche guardiamo: nella nostra cultura controllare la corrispondenza delle affermazioni ai fitti reali ci appare come un lavoro dispendioso, inutile.
Non è così per i bimbi piccoli: guardano, manipolano sperimentano, domandano, ascoltano, controllano la coerenza tra spiegazioni adulte diverse, cambiano idea, discutendo tra loro. Per tornare a meravigliare e a interrogarsi, la ricerca didattica ha messo a punto il “conflitto cognitivo’: Si viene, in un certo senso, costretti a prendere atto di alcune contraddizioni tra quello che si vede e quel che si pensa di sapere. Lo spiazzamento prodotto dovrebbe portare a ristrutturare in maniera profonda le proprie conoscenze
Qualsiasi cosa appare loro nuova e suscita il loro interesse, nelle diverse situazioni provano e riprovano, si pongono e pongono domande a cui gli adulti, spesso incapaci di ascoltare davvero e interpretare, danno risposte o banali o tecniche inutilizzabili dai bimbi. Ma per sapere cosa i bambini sanno e sentono, bisogna chiedere e ascoltare attentamente, quindi interpretare quello che ci dicono.

Tratto da I LABORATORI DEL CORPO di Anna Bosetti
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