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L’acquisizione del linguaggio e della teoria della mente


La comparsa dell’intenzionalità, la maturazione dell’apparato fonatorio e la maggiore articolazione della comunicazione non verbale sono la base da cui prende avvio lo sviluppo del linguaggio. Imparare a parlare è un processo contingente che si fonda su una serie di apprendimenti comunicativi (non verbali e pragmatici) precedenti e che avviene in funzione dell’azione di supporto (scaffolding) svolta dagli adulti.
L’acquisizione del linguaggio articola ed espande la mente culturale del bambino, che diventa in grado di affrontare situazioni cognitive, emotive e sociali sempre più complesse. Nello specifico, verso i quattro anni egli si dimostra capace di farsi delle rappresentazioni mentali non solo degli oggetti e degli eventi ma anche delle rappresentazioni mentali degli interlocutori. E la comparsa della cosiddetta teoria della mente, ossia la capacità di attribuire stati mentali alle altre persone. Se nei primi mesi di vita il bambino si mette in relazione all’adulto come a un soggetto animato e se all’età di un anno lo considera come un soggetto intenzionale, soltanto verso i tre o quattro anni egli è in grado di trattarlo come soggetto mentale. Considerare l’altro come un soggetto mentale significa attribuirgli credenze, modelli interpretativi e punti di vista che possono essere diversi dai propri.
La teoria della mente va intesa come la capacità di «leggere» la mente degli altri, nonché d’interpretare, spiegare e prevedere le loro azioni, attribuendo a essi stati e processi mentali quali desideri, modelli interpretativi, credenze e intenzioni. La ToM è stata illustrata secondo diversi modelli. Fra gli altri, l’approccio modularista considera la mente come un insieme di moduli specializzati e indipendenti, di natura obbligatoria e impenetrabili alla coscienza, ritenendo il «sistema per leggere la mente» come innato e composto da diversi sottosistemi.
Al contrario, il modello della teoria della teoria prevede che lo sviluppo della ToM avvenga secondo i principi generali sottesi alla costruzione di una qualsiasi teoria scientifica, attraverso l’elaborazione di previsioni, supposizioni, modelli interpretativi, ecc.. A sua volta, secondo il modello della simulazione la ToM si sviluppa grazie alla capacità di assumere il punto di vista degli altri: la propria esperienza, a guisa di un simulatore, diventa il modello per inferire informazioni sugli stati interni altrui.
La comprensione degli stati mentali altrui si sviluppa nel bambino insieme alla capacità di assumere il loro punto di vista a livello cognitivo. La conoscenza psicologica e sociale è molto diversa dalla conoscenza fisica; vanno, quindi, previsti meccanismi esplicati- vi differenti. Quando il bambino vede un adulto o un compagno compiere certe azioni, è portato ad attribuirvi il medesimo significato come se fosse lui a compierle personalmente. Poiché è in grado d’identificarsi con l’altro, è anche in grado di comprendere il comportamento di quest’ultimo negli stessi termini. Di conseguenza, la ToM è una base essenziale per consentire al bambino di costruire una mente culturale e diventare un membro attivo e partecipe della cultura di appartenenza.
Una conferma neurofisiologica importante a questo modello deriva dalla scoperta e dallo studio dei neuroni specchio, che si attivano sia durante l’esecuzione di azioni nella manipolazione di oggetti, sia durante la semplice osservazione di azioni analoghe eseguite da parte di un altro. In questo caso, tali neuroni si eccitano come se fosse l’organismo stesso a eseguire i movimenti. In altri termini, l’osservazione di un’azione implica la simulazione della medesima. Pertanto, la comprensione degli stati mentali degli altri si fonda sulla possibilità di stabilire un’equivalenza motoria fra ciò che fanno gli altri e ciò che fa l’osservatore e sul principio conseguente della somiglianza degli altri a sé. Questa forma di empatia vale anche per le emozioni e le sensazioni: l’altro è percepito come noi attraverso una relazione di somiglianza, e le sue reazioni attivano in noi la medesima configurazione di neuroni, come se noi stessimo provando di persona le medesime sue esperienze. Per tale ragione, sulla base di quest’architettura nervosa, è corretto parlare di un sistema multiplo di condivisione dell’intersoggettività e dei processi culturali che ci consente di riconoscere gli altri come simili a noi.
La comparsa della ToM rappresenta una fase decisiva nella costruzione della mente culturale del bambino. Entrano in gioco i processi di «mentalizzazione» e condivisione dei significati che sono alla base dell’apprendimento culturale. La teoria della mente altrui consente non solo di trattare gli altri come soggetti mentali, ma soprattutto di appropriarsi dei modelli culturali che costituiscono la trama del vivere sociale in una data comunità.

Tratto da LA MENTE MULTICULTURALE di Anna Bosetti
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