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La psicologia del confine culturale

La psicologia del confine culturale


L’esistenza di diverse culture rimanda allo studio del confine culturale come concetto chiave per comprendere il fondamentalismo e i rapporti fra le stesse culture. Il confine svolge la duplice funzione psicologica di racchiudere (ossia, di «de-finire») una certa cultura e di distinguerla dalle altre. Chi è oltre il confine, è un estraneo. È lo straniero, ossia chi è al di là delle differenze consentite all’interno di una certa cultura. Tutte le culture, pertanto, sono straniere. Lo straniero può diventare oggetto di attrazione o di rifiuto. In quest’ultimo caso, lo straniero diventa il nemico da combattere e cacciare via.
Il concetto psicologico di confine culturale implica, inoltre, il vincolo di fedeltà. Se un individuo è all’interno di un certo confine, non può non aderire alle credenze, ai valori e alla prassi della cultura praticata entro quei confini. E un patto di alleanza e appartenenza fra sé e la comunità di riferimento. Su questa base il confine persiste anche se si entra nello spazio di un’altra cultura. Le distinzioni culturali, essendo anche confini interiori, non dipendono dall’assenza di mobilità e di scambi interculturali. Nel fondamentalismo il confine si trasforma in barriera invalicabile e può essere impiegato per ribadire l’unicità e l’esclusività della propria cultura.

Tratto da LA MENTE MULTICULTURALE di Anna Bosetti
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