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LA DIVULGAZIONE


Quando si parla di divulgazione s'intende per lo più la trasmissione semplificata delle conoscenze dallo specialista al profano. È un errore: siamo tutti profani in un'infinità di cose, e tutt'al più siamo esperti solo in qualcuna. La divulgazione riguarda anche il rapporto tra specialisti di diverse discipline.
I linguaggi settoriali vengono blindati non solo per facilitare la comunicazione fra i membri del gruppo ma anche per escludere i colleghi di altri campi.

L'indifferenza e l'assuefazione sono i nemici maggiori, i gerghi tecnici di dominio creano indifferenza: è il loro più potente mezzo di difesa. Il primo decisivo passo è la diffusione del desiderio di ficcare il naso in casa altrui, seguito dalla faccia tosta di esigere dal padrone di casa che adatti in qualche modo la cucina ai gusti dell'intruso. Prima ovviamente occorrerà rivisitare e ripulire casa propria! Si tratta di ridurre l'abisso che separa la scienza dalla divulgazione.

Per Bacone, Cartesio, Galileo la scienza doveva parlare un linguaggio chiaro, accessibile, scevro da
compiacimenti. La produzione del sapere era inseparabile dalla diffusione del sapere. Compte, ricordiamo, si impegnò conto lo specialismo, impartendo lezioni popolari (1884).

LA PRINCIPALE CAUSA di questa situazione consiste nella specializzazione cieca e dispersiva che caratterizza profondamente lo spirito scientifico attuale, per la sua formazione necessariamente parziale. Un pericoloso andazzo accademico sviluppa la vera conoscenza solo in un settore, lasciando tutto il resto in semi-conosciuto, diciamo. Per superare lo specialismo c'è solo un mezzo: un appello continuo e diretto all'universale buon senso, insomma contro un'eccessiva specializzazione bisogna fare appello all'educazione universale (nonché la simultanea conoscenza delle nozione essenziali di tutte le scienze fondamentali), l'acquisizione dei lumi di tutto.
La comunità del sapere deve diventare una comunità di traduttori e divulgatori, di mediatori e messaggeri, di incompetenti curiosi e comunicativi; altrimenti le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti, l'ignoranza scientifica nel nostro paese raggiunge livelli inconcepibili.

Il divario crescente tra ricerca e cultura media rende sempre più difficile il controllo da parte dell'opinione pubblica e favorisce le reazioni istintive, l'ignoranza aggrava il disinteresse e la diffidenza. Fin tanto che la parcellizzazione del sapere procede inevitabile, c'è una sola via da seguire: istruire e divulgare, in altri termini, coinvolgere un sempre maggiore numero di cittadini se non nella ricerca, nella consapevolezza di che cosa e come si ricerca. Bisogna investire nell'istruzione e nella divulgazione scientifiche quanto nella ricerca. Nell'intera nostra tradizione culturale non c'è il CULTO DELLA CHIAREZZA.


Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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